GROSSETO – Senza la Provincia, il Comune capoluogo potrà e, secondo me, dovrà ritagliarsi un ruolo di coordinamento dell’intero territorio. Dovrà diventare punto di riferimento per un’area più vasta.
Semplificazione e risparmio sono state le bandiere che molti partiti nazionali hanno sventolato per sostenere l’abolizione della Provincia, capro espiatorio più facilmente sacrificabile degli sprechi regionali e ministeriali. A due anni da quella decisione, più che risparmi quello che salta all’occhio è la totale mancanza di indirizzo e programmazione di un delicato passaggio di riordino amministrativo. A pagarne il prezzo sono dipendenti e servizi.
Il nostro territorio esteso e a bassa densità di popolazione – già mortificato e svuotato dalla scelte regionali del Pd di decentramento amministrativo in ambito sanitario, dell’igiene ambientale e del trasporto pubblico – appare in balia degli eventi: i comuni minori risentono pesantemente dell’assenza di una organizzazione e gestione armonica dei servizi di natura sovracomunale. Per questo, la situazione del personale provinciale e dei servizi rappresentano una questione prioritaria sul tavolo degli amministratori locali, a cui Regione e Governo hanno il dovere morale e politico di dare risposte in tal senso.
Da sindaco del Capoluogo, mi impegno fin da ora ad essere, con i parlamentari regionali e nazionali del territorio, interlocutori privilegiati del Presidente della Regione e del Presidente del Consiglio, affinché in tempi rapidi si trovino le risorse sufficienti per ripristinare servizi essenziali alla comunità.
Ma non solo: questa è l’occasione per i Comuni di ripensare ai loro rapporti e a nuovi sistemi di organizzazione dei servizi per zone omogenee. Solo così sarà possibile offrire ai propri cittadini una qualità diffusa.