MARINA DI GROSSETO – «Stiamo studiando se c’è la possibilità d agire legalmente magari con una ipotesi di lesione dell’immagine di Marina e Grosseto». Il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, torna sulla vicenda del video che parlava di petrolio buttato a mare a Marina di Grosseto. Per rilanciare l’immagine di Marina, Bonifazi pensa a qualcosa da organizzare tutti assieme, Comune, stabilimenti balneari, operatori, Capitaneria «C’è gente allarmata che chiama, che vuole capire». «Questa è una operazione che si fa ogni anno – continua Bonifazi – fa parte dell’accordo di programma, quando fu fatto il porto, il dragaggio del canale di cui si sarebbe dovuta occupare la società. Ieri sono stato il primo a chiamare il Noe e l’Arpat perché controllassero, cosa che comunque l’Arpat fa costantemente».
Il canale è ovviamente precedente al porto, ed è stato costruito con una piccola inclinazione proprio per farlo scaricare a mare. Non è un vero fiume ma un canale che raccoglie l’acqua del reticolo minore per portarla a mare. Con l’acqua arrivano foglie, rametti, terra. All’altezza del ponte dei campeggi è stata allestita una grata per fermare rami e tronchi più grossi. Ma anche le cannucce che così non arrivano a mare. Terra fango e residui più piccoli passano ugualmente, sedimentandosi sul fondo del porto, mischiandosi alla sabbia e marcendo. E questa è la causa del cattivo odore che si sente nella zona in cui è incorso l’operazione quando le idrovore sono accese. Non è odore di petrolio (se fosse petrolio non si scioglierebbe nel mare, ma le chiazze nere continuerebbero a galleggiare sull’acqua e ad impastarsi con la sabbia) ma residui marciti di quel che viene dalla campagna.
Ogni anno da 13 anni quindi il fondale del porto viene prelevato e gettato a mare grazie alle idrovore perché le barche possano navigare: un lavoro da 200 mila euro. L’effetto è brutto, per questo non si può fare questo lavoro oltre il 30 aprile, e l’ideale sarebbe forse far decantare questa terra o, come sta pensando il sindaco ammesso che sia tecnicamente possibile «allungare i tubi e farli scaricare in mare aperto dove quello che è materiale organico non pericoloso si disperderebbe subito al largo senza essere visto». Perché non è la prima volta che qualcuno segnala il dragaggio. Anche lo scorso anno ci fu u esposto di un cittadino e l’Arpat certificò che non c’era materiale inquinante.
«La Toscana ha la costa meno contaminata di tutta Italia (vedi cartina) – prosegue Bonifazi -. Questo perché ovunque ci sono depuratori: lo ha Grosseto, lo ha Follonica. Non ci sono scarichi a mare. L’Europa ha aperto una procedura di infrazione 8con relative condanne) per quasi tutta Italia, proprio per la situazione delle coste».
Gabriella Orlando, direttore Ascom Confcommercio, parla di posta in gioco altissima «Non solo le prenotazioni immediate ma tutta l’immagine della località». Orlando parla di «imprudenza mediatica. Chi rileva una situazione dubbi ha il dovere morale di segnalare a chi di competenza ma non mettere in rete, un mezzo potentissimo, qualcosa che non si è verificato. Questo è un video che sta facendo il giro del mondo, lo stanno guardando in Germania, in Australia. È un danno enorme».
«Lo scorso anno, ad agosto, è venuto giù di tutto: rami, tronchi, tutto quello che era finito nei fiumi è finito in mare – prosegue il direttore della Confcommercio -. Eppure dopo poco meno di due settimane il mare, in modo naturale, aveva assorbito e smaltito tutto: il mare prende e il mare dà. Anche perché era tutto materiale organico. Ed è proprio questa la causa del cattivo odore che si sente cattivo odore».
«Queste operazioni si fanno comunemente in tutti i porti del mondo. Ora aspettiamo i campionamenti Arpat. Intanto martedì parteciperemo alla riunione della Pro loco, e poi – conclude – vedremo, tutti assieme, il da farsi».
Legenda per leggere la cartina sulle Condanne UE all’Italia: Rosso-acque reflue, verde-discariche abusive, celeste-ecoballe, giallo-sgravi imprese, grigio-discariche Lazio.