FOLLONICA – Nell’ambito del progetto gestito dalla Caritas “Scuola-carcere”, ormai al suo terzo anno, gli alunni della scuola media istituto comprensivo Follonica 1 classe III A, ad indirizzo musicale e III B hanno fatto il loro ingresso presso la casa circondariale di Massa Marittima, accompagnati dai docenti di strumento Calò Ivan, D’Alicandro Luigi, Lanzini Augusto, Meossi Bonizzella e dalle insegnanti di lettere Lami Serenella per la classe III A e Giovanna Bucchieri per la classe III B.
La giovane orchestra ha suonato di fronte ad un attento e partecipe gruppo di detenuti portando un piacevole diversivo alla monotonia del quotidiano e dando una nota di allegria all’austerità del luogo. Al termine del concerto si sono avvicendate domande e risposte, nel rispetto più assoluto. Ma cosa resta di un giorno di “scuola” un po’ speciale? I ragazzi hanno assistito direttamente sul campo ad una lezione diversa di educazione civica e quindi raccogliamo le loro emozioni.
«Questa esperienza mi ha arricchito più di qualsiasi ora di lezione perché mi ha fatto riflettere – sostiene Gino -. La stanza dove eravamo seduti era piena di tante emozioni: nostalgia, tristezza, saggezza e anche un po’ di vergogna». «Trovarmi davanti anche ragazzi giovani mi ha fatto capire che possiamo sbagliare a tutte le età ma la cosa importante è saper riconoscere l’errore, come molti di loro stanno cercando di fare e rimediare», riflette Carolina. «Ho provato un sentimento di tenerezza nei loro confronti perché continuavano a dire che avevano sbagliato e che la cosa più importante è la famiglia», spiega Giulia. «Per un attimo ho pensato a quanto sia preziosa la libertà e mi sono messa ad ascoltare in silenzio raccogliendo ogni parola per farne tesoro», dice Alessia. «I detenuti mi hanno fatto capire che ci accorgiamo di quanto siano importanti alcune cose solo quando le perdiamo» sostengono Ginevra, Andrea e un po’ tutti i ragazzi. «E’ stato bello mettere i detenuti in contatto con l’esterno attraverso la musica e, come ci ha detto uno di loro , portare dentro un po’ di normalità», conclude Leonardo. Le docenti infine, esprimono soddisfazione sostenendo quanto siano state preziose queste ore di “lezione di vita”.