GROSSETO – Gaetano Dalia dopo essere stato confermato presidente dell’associazione provinciale degli allevatori di Grosseto (APA), ma è stato nominato nei giorni scorsi anche vice presidente dell’associazione regionale allevatori (ARAT). «Credo che le A.P.A. possano ancora essere di grande supporto a tutti gli allevamenti della Toscana, attraverso l’organismo Regionale ARAT alle quali fanno capo e al quale trasferiscono le esigenze degli allevatori dei vari territori – afferma Dalia. E’ un momento difficile per tutta la zootecnia e le filiere collegate. Grosseto rappresenta ancora il 50 % del patrimonio zootecnico regionale, soprattutto ovino con oltre 280.000 capi presenti, ma vede la presenza anche di importanti allevamenti bovini da latte, un’eccellenza dal punto di vista genetico, ma anche produttivo».
«In Italia – afferma Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto – sono state chiuse in pochi mesi oltre mille stalle da latte, delle quali il 60% in montagna, come emerge dall’analisi presentata dalla Coldiretti in questi giorni, a causa principalmente della diminuzione del prezzo alla stalla del latte vaccino. Anche nella nostra Provincia molti allevamenti, soprattutto di bovini da latte sono scomparsi da alcune aree strategiche della media e alta collina, trend negativo che dobbiamo assolutamente arrestare, non dimenticando che nel grossetano operano una importante centrale del latte, la Centrale del Latte Maremma Società Cooperativa, caseifici privati e cooperativi, tra i quali il Caseificio Sociale di Manciano che da solo produce la stragrande maggioranza del Pecorino Toscano D.O.P.».
In questo senso la battaglia per la trasparenza è importante, «obbligando a scrivere in etichetta l’origine del latte in questo caso, quel latte che ogni giorno diamo ai nostri figli o dei formaggi che portiamo in tavola – continua Renna – si darà ai consumatori le giuste indicazioni affinché possano scegliere la qualità e sicurezza del Made in Italy, a discapito di prodotti di dubbia provenienza, tra l’altro magari venduti a prezzi non sempre convenienti».
Intanto sabato prossimo 2 aprile Coldiretti sarà presente con gli allevatori in via Trento, a Udine, di fronte al Teatro Nuovo Giovanni che è la porta di ingresso in Italia di centinaia di milioni di chili di latte stranieri, anche come trasformati e semilavorati industriali, che vengono spacciati con l’inganno come Made in Italy. Ad un anno dalla fine delle quote torna la guerra del latte con migliaia di allevatori della Coldiretti che con trattori e mucche al seguito, lasciano le campagne per difendere il lavoro, gli animali, le stalle, i prati ed i pascoli custoditi da generazioni.
«La tracciabilità e la possibilità di trovare sulle etichette la provenienza degli alimenti – afferma Marco Bruni, presidente di Coldiretti Grosseto – è una esigenza fortemente sentita dai cittadini». L’89% dei consumatori italiani ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, secondo la consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf) che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015.