FOLLONICA – «Il prossimo 17 aprile ci sarà il referendum popolare per richiedere la cancellazione della legge dello Stato n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”. La legge prevede un’estensione delle concessioni petrolifere vigenti consentendo di fatto di estrarre gas e petrolio senza limiti di tempo per tutta la durata di vita dei giacimenti, ovunque essi siano allocati». A parlare è il circolo di Rifondazione di Follonica che interviene in merito al Referendum “antitrivelle”.
«Ciò significa che se una società petrolifera ha ottenuto una concessione, ad es., nel 1996 può – in virtù di quella norma – estrarre fino a quando lo desideri. Se, invece, al referendum vincerà il “Sì”, la società petrolifera che ha ottenuto una concessione nel 1996 potrà estrarre solamente sino al termine della concessione attualmente fissata al 2006 – prosegue Rifondazione -. Le estrazioni di gas e petrolio nei nostri mari non sono in alcun modo direttamente collegate al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Oggi l’Italia produce più del 40% della energia di cui abbisogna da fonti rinnovabili ed è su questo versante, che fornisce occupazione, tra diretti ed indiretti, di oltre 60 mila addetti, che dobbiamo spingere e non sulla produzione di idrocarburi».
«Gli idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma lo Stato dà in concessione a società private la possibilità di sfruttare i giacimenti esistenti – prosegue la nota di Lodovico Sola -. Questo significa che le società private divengono proprietarie di ciò che viene estratto e possono disporne come meglio credano: portarlo via o magari rivendercelo a costi decisamente maggiorati. A fronte di queste cessioni lo Stato riceve importi corrispondente al 7% del valore del petrolio estratto o al 10% del valore del gas estratto e per di più non su tutta la quantità di petrolio e gas estratti, ma solo su una quota».
«Nell’ultimo anno lo stato ha incassato solo 340 milioni di euro: risorse esigue, del tutto insufficienti e comunque non paragonabili agli utili miliardari che le compagnie petrolifere ricavano dai nostri mari – continua -. La ricerca e l’estrazione offshore di idrocarburi ha un notevole impatto sulla vita del mare, costituiscono un rischio per la pesca e un disincentivo per il turismo. Eventuali incidenti, come già verificatisi in altre parti del mondo, sarebbero disastrosi e fonte di danni incalcolabili con effetti immediati e, a lungo termine, sia sull’ambiente che sulla qualità della vita, con ripercussioni gravissime sull’economia turistica e sulla pesca».
«Il governo Renzi, a vocazione esclusivamente capitalistica, ignora completamente le esigenze del popolo, privilegiando le multinazionali che da anni ormai stanno sfruttando le risorse del pianeta per puri fini egoistici e speculativi. I media, dal canto loro, ben poco fanno per documentare la realtà della situazione e fanno transitare sotto silenzio la richiesta del referendum abrogativo, favorendo la disinformazione in perfetta armonia con i dettami delle politiche neoliberiste renziane. Chiediamo pertanto a tutti i cittadini di prendere coscienza attiva della deriva capitalistica cui Renzi ci spinge e di contrapporsi con decisione a tale spinta con un voto deciso e compatto per bloccare la legge sulle concessioni petrolifere. Fermiamo le trivelle – conclude Rifondazione – e votiamo “SI” al referendum del 17 aprile».