GROSSETO – «La nostra uscita sull’eternit, quindi amianto, presente nei locali di via Senese ha creato reazioni che ci hanno stupito. In diversi sostengono che sia meglio attendere l’assegnazione per poi sollevare il problema. Crediamo che il nostro sia solo un problema teorico, visto che riteniamo che chi verrà avrà le capacità per valutare, ma siamo stati e vogliamo continuare ed essere trasparenti e, soprattutto, seri». Così le Rsu elette sotto la sigla Cgil, ritornano sull’argomento dell’amianto presente sul tetto dello stabile della Mabro.
«Chi viene deve sapere quali sono le nostre posizioni, dove non potremo mai mediare (la salute), e dovremo offrire e esigere affidabilità e serietà. Chiunque verrà deve avere chiaro i costi che dovrà sostenere e garantire la realizzazione di un piano industriale – aggiungono -. La chiarezza delle condizioni esistenti contribuirà a costruire quel piano industriale che saremo chiamati anche noi a valutare e giudicare. Per essere ancora più chiari, basta con imprenditori incapaci e basta con le corti di personaggi accomodanti che li hanno circondati».
«In merito agli accertamenti effettuati su ordinanza del Comune di Grosseto sappiamo di essere alquanto ignoranti, ma ci rendiamo conto di saperne, purtroppo, molto di più di chi dovrebbe invece insegnarci – proseguono le Rsu -. E’ sfuggito ai più che l’ordinanza l’ha emessa il Comune e non la Asl che con il servizio di prevenzione sul lavoro si occupa specificatamente di questi temi».
«Allora occorrerebbe sapere che esistono diversi tipi di controllo: l’outdoor/esterno e l’indoor/Interno e quest’ultimo si divide in riferimento agli “ambienti confinati di vita e di lavoro non industriali”, e agli “ambienti di lavoro industriali” di competenza della Asl – precisano -. Per questi ultimi vige una specifica normativa restrittiva rispetti alle precedenti che prevede, in particolare, che la valutazione di rischio venga effettuata tenendo conto della quantità di fibre per centimetro cubo misurate nel periodo di otto ore».
«Non vogliamo fare lezioni e ci scusiamo di non saper essere più precisi, ma, come abbiamo già affermato, siamo coscenti della nostra ignoranza – concludono -. Quel che vorremmo capire è perché alcuni addetti ai lavori ne sanno meno di noi e perché altri fingono di non sapere».