GROSSETO – Una piaga che colpisce anche la Toscana e la provincia di Grosseto. Anche per questo motivo la Fai Cisl di Grosseto e Siena è scesa in campo nel tentativo di capire e mettere un freno al caporalato e al lavoro a nero, con l’intento di ottenere un’agricoltura di qualità e a misura d’uomo.
«Una piaga che investe il nostro Paese e si sta diffondendo alla Toscana. Il caporalato è un fenomeno che si è reso ancor più vasto a causa della crisi mondiale che obbliga spesso a dover lavorare sottocosto e in condizioni non conformi allo statuto dei lavoratori – spiega l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi -. L’altra causa è l’immigrazione e la ricerca di chi viene qui di un contratto, qualunque esso sia. C’è poi il contesto delle agri-mafie gestito da persone senza scrupoli che approfittano della situazione sfruttando manodopera non conforme alle regole. Aggiungiamo anche la globalizzazione che propone prezzi di mercato dell’agroalimentare a volte troppo bassi e che costringe a ricorrere a soluzioni non sempre rispettose della legge. Noi dobbiamo vedere cosa possiamo fare partendo dal basso per combattere un fenomeno molto più presente al sud, ma che sta arrivando anche da noi. E’ vero che le denunce sono poche, ma servono anche strumenti per far emergere questi fenomeni. Una premialità verso le aziende che fanno un percorso virtuoso, l’altro togliere qualsiasi tipo di finanziamento a chi non rispetta le regole».
«Il contrasto al caporalato parte dalla controffensiva nazionale partecipata. Abbiamo apprezzato che il consiglio dei ministri ha approvato recentemente un disegno di legge che introduce l’arresto obbligatorio in fragranza di reato, ma che procede alla confisca dei beni non solo per gli aguzzini, ma anche per le aziende che si nutrono di intermediazione illecita di manodopera – aggiunge il commissario nazionale della Fai Cisl Luigi Sbarra -. L’azione legislativa comincia ad essere efficace, però bisogna allargare le responsabilità penali per quanti determinano questo odioso fenomeno. Deve crescere però anche un senso di responsabilità nella società, nel sindacato, nelle associazioni datoriali. Occorre presidiare e vigilare meglio i luoghi di lavoro, perché abbiamo strumenti che ci possono consentire di frenare e sconfiggere il caporalato, pensiamo alla contrattazione decentrata e alla bilateralità. Serve creare le condizioni per esaltare e puntare alla qualità dell’impresa e del lavoro, con una partecipazione più attenda. Non possiamo assistere passivamente a decine di migliaia di lavoratori sfruttati, schiavizzati, negati nei lori diritti e tutele. La Cisl sta facendo una grande battaglia di civiltà oltre che di rispetto e dignità delle persone»