GROSSETO – I lavoratori del pubblico impiego sono sul piede di guerra. Il 28 novembre è stato infatti indetto lo sciopero generale di tutto il comparto ed oggi i dipendenti pubblici si sono riuniti in una maxi asemblea per capire cosa prevede il futuro per la loro categoria.
«In anni di blocco dei contratti nazionali – spiegano Fp Cgil, Cisl fp, Uil Fpl e Uil Pa – della carriera e di ogni forma d’incremento della retribuzione, nei quali il personale che è cessato dal servizio non e stato sostituito con nuove assunzioni, la spesa della pubblica amministrazione è complessivamente cresciuta, nonostante il costo dei dipendenti sia diminuito. Oggi il Governo, solo perché costretto dalla magistratura, si presenta al tavolo del rinnovo dei contratti con risorse assolutamente insufficienti al riconoscimento della dignità del lavoro».
«La nostra è una risposta netta e unitaria – afferma il segretario regionale dela Cgil funzione pubblica Roberto Carletti – contro un’ennesima finanziaria punitiva contro il pubblico impiego. Le ricorse stanziate sono una presa in giro rispetto ai sei anni di contratto bloccato. L’ultima ciliegina è stato poi scaricare sul mondo del lavoro provvedimenti che sono di fatto in continuità con i governi Monti e Tremoti-Brunetta».
Marco Bucci segretario funzione pubblica Cisl afferma «Siamo di fronte all’irresponsabilità di una politica che non è disponibile a un confronto serio e adeguato rispetto alla sfida rinnovare il contratto dopo sei anni e magari scrivere un percorso in cui, oltre agli aggiornamenti salariali, si potrebbe usare il contratto come leva di sviluppo e riorganizzazione. Riorganizzazione che, attualmente, è più a parole che nei fatti: basti guardare l’inconsistenza dei provvedimenti Madia. Noi accettiamo la sfida ma bisogna farlo insieme; la contrattazione deve essere lo strumento per mettere mano ad un sistema e chi è dentro può dare un contributo determinante certo più di qualche ministro».
«Lo sciopero del 28 è solo un punto di partenza – precisa Enrico Matteo Ponti presidente nazionale della Uil funzione pubblica – organizzeremo vari incontri perché noi riteniamo che i soldi ci siano. A parte il nuovo aereo del premier, che già è uno schiaffo alla miseria e a chi non lavora, noi sappiamo che negli ultimi anni sono stati 400 mila i lavoratori che sono andati in pensione. Questo, assieme al blocco dei contratti, avrebbe dovuto far registrare un risparmio alla pubblica amministrazione, e invece non è stato così: i soldi andati in consulenze, in assunzioni di portaborse e nell’adeguamento dei loro salari. Bisogna andare a prendere i soldi dove stanno. Vediamo, se il governo deciderà di aprire un tavolo serio di confronto. Altrimenti il 28 sarà solo l’inizio».
«Un aumento di 150 euro dopo sei anni di blocco è una mancia, un’elemosina – affermano i sindacati – e noi non vogliamo l’elemosina». In piazza a Roma i sindacati, che stanno organizzando autobus gratuiti per i lavoratori che vorranno andare, si aspettano 50-60 mila persone. Mentre altri lavoratori resteranno sui territori e manifesteranno nelle piazze italiane.