GROSSETO – Il sistema toscano dell’accoglienza dei migranti è un buon punto di partenza. La pensano così al Partito democratico di Grosseto che ha recentemente approvato un documento per chiedere «una modifica nei metodi e nelle responsabilità dei soggetti che gestiscono i flussi» legati al fenomeno della migrazione.
«Il Partito Democratico di Grosseto – si legge nella nota del partito – ritiene che il modello toscano sia una buona base di partenza, ma non rappresenti la soluzione a tutte le problematiche che il fenomeno porta con se. Problemi critici, infatti, si stanno già manifestando e, anche se alcuni Comuni tentano di rendere attiva la presenza dei migranti, il sistema di gestione mostra alcune difficoltà».
«La strutturalità del fenomeno impone oggi, a nostro parere, una modifica nei metodi e nelle responsabilità dei soggetti che gestiscono i flussi di queste persone».
«Lo snodo organizzativo attuale passa dalle Prefetture per diretta discendenza del Ministero degli Interni. I problemi affrontati dalle Prefetture sono essenzialmente tecnici: individuare le strutture di accoglienza e le associazioni o cooperative incaricate. I sindaci, in questo schema, intervengono in seconda battuta per governare l’impatto e per trovare modalità di relazione con la popolazione».
«Questa metodologia e catena gerarchica è, certamente, stata utile per rispondere alla prima fase. Lo Stato ha limitato, in tal modo, le resistenze di alcune comunità e la mancata disponibilità di alcuni Comuni».
Il Partito Democratico di Grosseto, fermo restando il giudizio positivo sul modello toscana e ritenendo utile la sua estensione all’intero Paese, crede che sia giunto il momento di introdurre quattro elementi nel sistema di accoglienza:
– Inserire nella responsabilità gestionale del fenomeno i Comuni e gli Enti Locali;
– Introdurre strumenti di valutazione qualitativa delle imprese di ospitalità e di gestione e criteri che consentano la sostituzione immediata delle imprese inefficienti;
– Attivare sul territorio nazionale tutti gli strumenti perché le persone ospitate siano occupate in attività socialmente utili in un proficuo scambio con il Paese ospitante;
– Attuare nei centri per l’impiego territoriali meccanismi efficienti per la gestione del lavoro rivolto a tutti coloro che sono in possesso di permesso di soggiorno;
– Tempi certi e rapidi per le operazioni di riconoscimento positivo o negativo dello stato di profugo.
«Il passaggio al coinvolgimento degli Enti Locali come parte dirigente, di controllo e strutturalmente operativa può ampliare e modificare l’offerta di accoglienza. In provincia di Grosseto attualmente i comuni impegnati sono circa 10 su 28. Una distribuzione più vasta, individuando anche stabili pubblici inutilizzati, può migliorare la condizione generale di rapporto con il fenomeno e moderare i rischi di sfruttamento».
«Un ruolo attivo delle amministrazioni, soprattutto se concedenti le strutture, deve passare anche attraverso la richiesta ai gestori di attività ulteriori rispetto a quelle minime garantite dal servizio di accoglienza. Non solo quindi l’accompagnamento sanitario e per i documenti, il vitto e l’alloggio, i corsi di italiano ma anche, ad esempio, i corsi di formazione civica, le attività di insegnamento volontario, l’assistenza psicologica.
In sintesi, quindi, è necessario attuare, con l’apporto di tutti i comuni, un sistema condiviso e diffuso di accoglienza che alleggerisca le singole amministrazioni, eviti le degenerazioni dell’accoglienza e dimostri le capacità del nostro territorio».