GROSSETO – “Altro che manovra a favore dell’imprenditoria agricola”. Quella che passa con il nome di Legge di Stabilità non trova molto gradimento in Antonfrancesco Vivarelli Colonna, presidente di Confagricoltura Grosseto, secondo il quale la manovra presenta molte ombre.
A prescindere dall’abolizione dell’Imu agricola, che va a colmare un’ ingiustizia troppo palese, perpetrata per altro da chi adesso vuol far credere di averla abolita, il premier Renzi sembra voler recuperare in altro modo quanto si è perduto con l’Imu, anche se il Ministro Martina afferma, tutto da verificare, che il mancato gettito dei tagli di 800 milioni verrà recuperato per l’85% dal bilancio generale dello Stato. In pratica quello che ha varato il Governo, se fosse approvato dal Parlamento, potrebbe essere descritto come un aumento diretto e indiretto della imposizione fiscale”.
Per il presidente confagricolo quello che balza subito all’occhio è l’abrogazione del regime di esenzione dell’Iva , attualmente in vigore per i piccoli imprenditori con l’obbligo di tenuta dei registri ed aumento del peso burocratico. Infatti, se sarà approvata la manovra, a partire dal primo di gennaio 2017 non saranno più esonerati dall’Iva gli agricoltori che hanno un volume d’affari al di sotto dei 7mila euro, per i quali oggi vige una particolare agevolazione in termini di compensazione Iva, registrazione della contabilità e gestione amministrativa. Anche per questi soggetti dunque scatteranno i conseguenti obblighi documentali e di tenuta dei registri.
“Questa – spiega il presidente Vivarelli – è una misura che il Governo sembra aver confezionato per appagare forse qualche associazione agricola, andando paradossalmente contro gli interessi di molti piccoli imprenditori che essa rappresenterebbe”. Nelle more della Legge di Stabilità ci sarebbero altre trappole fiscali come il raddoppio delle aliquote delle imposte sostitutive applicate alle plusvalenze derivanti dalla cessione di terreni agricoli (che passano dal 4 al 8%) e sempre sulla cessione di terreni agricoli, per soggetti privati, diversi dai coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, l’imposta di registro passa dal 12 al 15%. Infine, si segnala anche un aumento dell’Irpef a carico degli agricoltori, visto che dovrebbero aumentare i redditi agrari e domenicali su cui essa si calcola. Nel 2012 l’aumento fu del 7%, mentre con la legge attuale la rivalutazione sarà addirittura del 30%.
Resta difficile comprendere il perché si debbano aumentare le tasse sui redditi agricoli quando il costo della materia prima diminuisce di pari passo con la diminuzione del valore della terra e l’aumento verticale dei costi di produzione. Le tasse dovrebbero essere commisurate al valore del bene tassato; ebbene il valore assoluto del bene diminuisce e le tasse invece aumentano. Siamo forse di fronte al giochino elettorale delle tre carte come fu degli 80 euro?