GROSSETO – «Sarà solo l’analisi del DNA sulla base dei campioni prelevati dalla ASL e dal Corpo Forestale a dare la certezza se di cani o lupi si tratti» Così la Lav commenta l’attacco avvenuto due notti fa a Preselle. La LAV auspica anche «che questo approccio scientifico sia applicato in tutti i casi di predazione, ma la tipologia dell’attacco di due notti fa al gregge di Preselle, nel comune di Scansano, appare con buona probabilità riconducibile all’azione di cani e non di lupi – prosegue Lav -: innanzitutto per il numero di pecore uccise, che non è coerente con un predatore specializzato come il lupo, e inoltre per le caratteristiche dei danni. La prevenzione del randagismo e soprattutto del vagantismo canino, promossa dalla Regione Toscana, è un fattore chiave nel fronteggiare la questione attacchi, fermo restando che la prima causa di morte degli ovini è l’uomo stesso con la sua attività di allevamento e macellazione, non lupi, cani, o ibridi».
«Se è vero che a Preselle sono state ritrovate carcasse spolpate, brandelli di carne e alcuni animali in fin di vita – dichiara Giacomo Bottinelli, consigliere nazionale LAV – siamo di fronte agli elementi tipici che, insieme al numero delle vittime, identificano solitamente l’attacco di cani. Il lupo infatti è un predatore efficiente, che uccide pochi animali con un unico morso alla gola e che comincia a mangiare la preda dalla mammella. Il cane, al contrario, ha un attacco più disordinato, diretto a un maggior numero di soggetti, e consuma la preda a partire dai muscoli».
«La cattiva gestione dei cani, anche di quelli degli stessi allevatori, lasciati liberi di vagare – afferma Bottinelli – è alla base di un alto numero di aggressioni alle greggi che non possono essere ricondotte ai lupi. E’ dunque una responsabilità umana che non può essere fatta ricadere sugli animali. Lo rilevano i dati del registro predazioni della ASL e lo rileva la Regione Toscana nel recente piano di comunicazione in relazione agli interventi in materia di conservazione del lupo e prevenzione del randagismo e delle predazioni: la prevenzione del randagismo e vagantismo canino riduce fortemente le predazioni operate da cani».
«La posizione della Regione, diffusa ufficialmente, è chiara – prosegue Lav -: “Si registrano più che altro problemi causati da cani di proprietà, lasciati liberi di vagare senza controllo in ambiente rurale, in particolare durante le ore notturne. Non si tratta solo dei cani degli allevatori di bestiame, ma anche dei cani di persone che vivono o che hanno secondo case in campagna, così come di cani al seguito di turisti occasionali; a questi si aggiungono i cani utilizzati per l’attività venatoria”».
«Sempre la Regione Toscana, tramite la ASL di Grosseto, ha espresso il problema dei cani da caccia in termini evidenti: “I cani smarriti durante le attività venatorie, in particolare di cacciatori che provengono da fuori provincia, ed i cani detenuti da una importante componente rurale della popolazione residente, sono la base di una particolare criticità per quanto riguarda il fenomeno del vagantismo e randagismo canino. Criticità che, negli ultimi anni, ha contribuito ad accentuare la tensione derivante dall’aumento degli attacchi da canidi alle greggi”».
«E’ quindi con una corretta cultura della gestione dei cani insieme ad idonee misure preventive che si fa fronte principalmente al fenomeno degli attacchi – conclude Bottinelli – e non certo con appelli alle catture o peggio all’abbattimento dei predatori».