GROSSETO – In qualche parte d’Italia la raccolta è addirittura già iniziata. In anticipo, quindi, anche in Maremma si inizia a guardare al calendario. Obiettivo e speranze che si incrementi qualità e quantità dopo un anno davvero da paura. Il settore anche in provincia di Grosseto oltre che in Toscana e in Italia ha numeri di tutto rispetto. L’extravergine fresco del nuovo raccolto – sottolinea la Coldiretti – esprime al meglio le note proprietà organolettiche, antiossidanti e nutrizionali che tendono a deperire nel tempo.
“Rispetto allo scorso anno – sottolinea Massimo Neri, presidente della cooperativa dell’Olma che dal niente è diventata uno dei colossi del settore grazie ad una management di primo livello e alla scommessa vinta legata alle esportazioni del prodotto maremmano nel mondo – uno dei più neri della storia dell’olivicoltura, dovrebbe esserci una risalita , pur se forse rimarremo sotto la media storica. In compenso – rileva ancora Neri che è anche vice presidente della Coldiretti grossetana – la qualità delle olive dovrebbe essere ottima grazie anche al caldo che ha limitato gli attacchi della mosca olearia”. Proprio la mosca era stata, assieme al maltempo, una delle cause del crollo produttivo fatto registrare lo scorso anno, il peggiore mai vissuto dall’olivicoltura. In totale si era registrato un crollo che in alcune porzioni di territorio è stato anche oltre il 50 per cento.
“Il problema è che – spiega il direttore di Coldiretti Grosseto Andrea Renna – la scarsa produzione dello scorso anno ha favorito le importazioni dall’estero, che nel primo semestre del 2015 hanno visto l’arrivo di tonnellate di olio straniero, con un vero e proprio boom dalla Tunisia, dove le importazioni sono addirittura cresciute del 748 per cento nel giro di un anno”. “Una situazione che – rivela Renna -, rischia di peggiorare ulteriormente dopo il via libera annunciato dalla Commissione Europea all’aumento del contingente di importazione agevolato di olio d’oliva dal paese africano verso l’Unione europea fino al 2017, aggiungendo ben 35mila tonnellate all’anno alle attuali circa 57mila tonnellate senza dazio già previsti dall’accordo di associazione Ue-Tunisia”. “Una decisione sulla quale – sostiene il direttore della Coldiretti di Grosseto- è giustamente intervenuto anche il ministro degli esteri Paolo Gentiloni affermando che “non si deve danneggiare l economia agricola nazionale”.
“Aumenta così infatti il rischio – sostiene ancora Renna – che vengano spacciati come Made in Italy prodotti di altri Paesi. L’Italia è infatti il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri”. Il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.
Sotto accusa, ancora una volta, è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicare per legge l’origine in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è pero’ quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori – conclude la Coldiretti – dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente. In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato.