GROSSETO – «Il pregio delle affermazioni pubbliche riportate a mezzo stampa è che rimangono nel tempo. Abbiamo appreso della volontà del Comune di Magliano di alienare la scuola di Maiano Lavacchio dalle parole del suo sindaco che ne ipotizzava “una bella unità residenziale, con uno o due appartamenti di buone dimensioni” – afferma il segretario della Cgil, Claudio Renzetti, tornando sull’alienazione della scuola di Maiano Lavacchio -. Alle nostre rimostranze ha risposto testualmente il 18 Settembre che “innanzi tutto gli undici ragazzi non furono uccisi nella scuola, lì furono solo processati”. La sera stessa, pensando di ammorbidire la sua posizione e dandoci degli ignoranti ha postato in rete una dichiarazione che doveva fare chiarezza, allegando la ricostruzione di wikipedia che collocava il processo addirittura a Istia d’Ombrone. Poi siamo arrivati alla terza versione: la scuola è stata leggermente spostata e il processo non è avvenuto fisicamente lì, nell’evidente intenzione – a nostro avviso sbagliata – di sminuire in qualche modo la volontà di vendita».
«Mettendo in fila le inconfutabili dichiarazioni del sindaco, è evidente che al momento della decisione d’inserire la scuola di Maiano Lavacchio tra gli edifici alienabili, lui era convinto che in quel luogo si fosse svolto il processo – prosegue la Cgil -. Tentando poi un goffo cambio di marcia e provando a collocarlo addirittura in un’altra località. La verità che sta emergendo non modifica di una virgola la valutazione rispetto all’indispensabilità che la scuola rimanga un patrimonio pubblico. Ma il cerchio si è chiuso ieri quando il sindaco ha pubblicamente dichiarato che la scuola non viene venduta perché il Comune è in difficoltà economiche, ma perché quello non è il luogo dell’eccidio».
«Tuttavia c’è anche di peggio: il sindaco ha dichiarato in Tv che gli undici ragazzi furono fucilati dai nazisti. Per carità, gli ignoranti siamo noi. Ma la verità è che quei ragazzi furono catturati, seviziati, sommariamente processati e fucilati da una banda di italianissimi fascisti di Salò, molti dei quali della zona, di cui si conoscono nomi e cognomi e che non fecero un solo giorno di galera per quell’orribile delitto – puntualizza Renzetti -. Ci sono rancori profondi che covano ancora oggi sotto la cenere e quello che è accaduto e sta accadendo anche a due passi da noi, è li a ricordarci quanto non sia scontato che la cenere riesca per sempre a trattenere le scintille. Il valore della memoria sta nel ricordare per non dimenticare ed è compito di chi ha a qualche titolo ruoli pubblici preservare questo valore, custodendolo gelosamente senza sfregiarlo, per evitare che si riaprano ferite mai totalmente guarite».
«Per questo ho deciso che parlerò di Maiano Lavacchio a una delegazione della Dgb, il sindacato unico tedesco, che nelle prossime ore porteremo a visitare alcune aziende di eccellenza del territorio. Per questo all’insegna del principio “la memoria resiste se si coltiva”, martedì prossimo, lo Spi provinciale terrà il proprio direttivo a Sant’Anna di Stazzema e visiterà il Museo storico della Resistenza. Non è con la rotella metrica e le piantine che chi governa pro tempore il Comune di Magliano potrà lavarsi la coscienza se proverà a vendere la scuola di Maiano Lavacchio – fa sapere il sindacato -. Ne si può pensare di utilizzare il pretesto dei confini amministrativi di Magliano, per sfregiare la memoria di vittime che non appartengono a qualcuno, ma sono martiri di un’intera comunità nazionale».
«Non vogliamo guerre di religione né di schieramento, perché gli 11 ragazzi trucidati dai fascisti di Salò non lo meritano. Ma a fronte del contesto in cui questa vicenda si è sviluppata, per fugare dubbi e scongiurare possibili rancori serve un atto di revoca della decisione di vendere la scuola. Poi le soluzioni si trovano – conclude la Cgil -. Rispetto a questo siamo pronti a fare responsabilmente la nostra parte».