di Barbara Farnetani
GAVORRANO – “Carne da cannone” così venivano indicati i soldati nelle trincee della prima guerra mondiale. Giovani, ragazzi, mariti, figli. Gente che aveva fatto il contadino sino a poco prima, e che si vedeva mettere in mano un moschetto, e l’ordine di sparare. Sparare ad altra gente, ad altri poveri contadini come loro.
L’orrore della guerra, le lettere scritte a casa, alla famiglia, alla mamma, alla fidanzata. È questo che ha ispirato lo spettacolo “Campo di carne, storia privata del Milite Ignoto” messo in scena ieri sera al teatro delle Rocce di Gavorrano. Uno spettacolo forte, che ti colpisce come un pugno nello stomaco, che ti sorprende, mischiando violenza e tenerezza, la vita banale in licenza, e gli orrori della guerra che restano nella mente picchiando e gridando. «Cosa devo raccontarti mamma: la prima volta che ho ucciso un uomo ho vomitato tutto il giorno».
È la storia del milite ignoto, di una madre chiamata a scegliere una bara che rappresenti tutti i ragazzi morti e che non sarebbero mai tornati a casa, neppure a pezzi, neppure dentro una cassa da morto. Ma è anche la storia di chi è tornato, e non è stato più come prima. La storia delle vittime, stuprate e torturate, la storia delle moglie rimaste a casa ad aspettare, con i figli che hanno fame e nulla da mangiare. La storia delle donne, che credono che basti la superstizione per salvarsi dalle bombe.
Campo di carne, frutto del Laboratorio teatrale delle Colline Metallifere, è uno spettacolo diverso, uno spettacolo per piccoli gruppi, guidati nei differenti ambienti: un tunnel come quelli scavati in trincea, il treno che parte e porta via i soldati, l’intimità di una cucina o di una stanza da bagno, dove un figlio confida alla mamma quel che ha visto, il locale dove prostitute distrutte dall’alcol aspettano i soldati.
Uno spettacolo suggestivo e da vedere. Sono infatti previste due repliche: una stasera e l’altra domani, lunedì 20 luglio. Per prenotarsi 347-0840413 (Monica).