AMIATA – Era il lontano 1912 quando 52 “capi famiglia” di una contrada di Castel del Piano fecero una raccolta di firme per ottenere dall’amministrazione comunale una fontanella pubblica. I tecnici del Comune valutarono la fattibilità, il consiglio approvò, si consultarono gli abitanti per individuare il punto esatto dove ubicare la fonte, perché fosse comoda a tutti, si fece il progetto, e tempo sei mesi il nuovo acquedotto fu inaugurato.
«Dopo 102 anni esatti sembra che di quel monumento alla civiltà se ne possa anche fare a meno. Infatti, nel silenzio più imbarazzante degli enti preposti, così come fosse normale manutenzione, le cannelle disseminate su tutto il territorio della montagna sono state sigillate – attaccano dal Movimento 5 Stelle. Qualcuno ha ipotizzato a causa di livelli troppo alti di arsenico, ma è evidente che ciò non può essere vero: e l’acqua fornita nelle abitazioni? Altri, nel silenzio ufficiale delle autorità competenti, hanno più verosimilmente pensato che quello fosse il risultato di un mero taglio del bilancio comunale».
«In attesa di capire meglio come stanno le cose, alcune domande aleggiano su tutte le cannelle chiuse: che fine ha fatto l’acqua di cui tutto il monte Amiata ne è sempre andato fiero? Che fine hanno fatto quei simboli di ricchezza di una comunità e di accoglienza per il turista? Ma soprattutto che fine ha fatto quel referendum del 2011 per cui la maggioranza degli italiani si è espressa per tornare ad avere la gestione dell’acqua pubblica? La spesa di undici milioni per costruire la nuova sede dell’acquedotto del Fiora davanti alla stazione di Grosseto, come un pugno su un occhio nell’estetica generale della piazza rinnovata, rientra nella solita strategia di infischiarsene altamente della nostra storia e delle decisioni della maggioranza della gente?» Tutte domande alle quali il Movimento 5 Stelle chiede risposte.