GROSSETO – L’associazione Penelope punta a mantenere aperto il caso Antonio Proia, l’uomo scomparso nella macchia follonichese nel novembre 2o13.
«Abbiamo chiesto al prefetto di non fermare le ricerche – precisa Nicodemo Gentile presidente regionale dell’associazione -. Spesso con un nuovo ciclo di ricerche si ottengono dei buoni risultati, come nel caso di Eleonora Gizzi in Abruzzo. Quando una persona scompare la vita è sospesa, con la nostra associazione cerchiamo di dare sostegno psicologico alle famiglie». L’occasione è arrivata durante un convegno organizzato dall’Ugl nell’auditorium della questura di Grosseto, al quale hanno partecipato anche Diana e Anna Rita, le figlie di Antonio Proia. «Riattivare le ricerche è un primo passaggio fondamentale – spiegano i familiari – nel frattempo ci siamo attivate su tanti altri canali, come la creazione di un gruppo su Facebook». Tentativi nella speranza di cogliere un qualsiasi tipo di segnalazione che possa condurre al ritrovamento del carabiniere in congedo, da quasi un anno e mezzo assente da casa.
Intanto Penelope, che ha l’intento di fare da collegamento tra le famiglie degli scomparsi e le istituzioni, parla attraverso i numeri, perché in Italia sono quasi 30mila i casi di persone scomparse. Un vero esercito al quale la Toscana contribuisce con 1.100 unità. «Un dato drammatico – analizza Antonio Maria La Scala (al centro nella foto), presidente nazionale di Penelope -, solo nel 2014 si stimano più di cento persone scomparse. Circa la metà dei casi, ovvero 15mila persone, risultano minori, 2mila di questi sono italiani. Non è una discriminante, ma solo la consapevolezza che spesso lo straniero sparisce per tornare al suo Paese di origine. Resta il fatto che quello dei 2mila minori italiani è un numero troppo grande».