GROSSETO – “Anche se il Governo, con la riforma delle Camere di Commercio ha di fatto penalizzato molte nostre piccole aziende locali che, in questo modo, non hanno potuto partecipare all’importante appuntamento di Vinitaly, dobbiamo riconoscere che, proprio in questi giorni, arriva una notizia che fa ben sperare per questo che in Maremma rappresenta un settore strategico. Mi riferisco al riconoscimento del ruolo erga omnes conferito al Consorzio di tutela della Doc Maremma Toscana” Così interviene il vicepresidente Toscana e presidente di Grosseto Cia Enrico Rabazzi.
“La riforma degli Enti Camerali ha limitato le risorse per la promozione impedendo a piccole, ma importanti realtà locali, di essere presenti nelle grandi vetrine internazionali come Vinitaly. Un duro colpo per un territorio rurale come la Maremma – precisa Rabazzi – fatta di aziende spesso poco strutturate e sottocapitalizzate non in grado di gestire da sole l’export e la promozione nei mercati più importanti. Per questo accogliamo con favore il riconoscimento erga omnes al Consorzio di tutela che avrà dunque il compito di valorizzazione e promozione, ma anche, e soprattutto di controllo e di tutela del marchio stesso”.
“Il ruolo del Consorzio ora si allargherà a tutti i produttori che rivendicheranno la Doc Maremma Toscana, e questo anche se non saranno soci dello stesso – prosegue Rabazzi -. Quello che come Cia ora auspichiamo è che con prezzi contenuti il Consorzio possa essere efficace ed efficiente. Se gli obiettivi saranno rispettati, se la missione sarà perseguita, la costituzione del Consorzio rappresenterà un’importante vittoria per tutta la viticoltura locale. Sarà possibile lavorare sul piano regionale, nazionale e internazionale con maggiore forza e tutela, con progetti coesi e condivisi. Credo – conclude il presidente Cia – che solo attraverso percorsi di questo genere, che nascono e operano davvero per il bene di un territorio rurale com’è la Maremma, si possano ottenere vantaggio non solo per il comparto vitivinicolo ma anche per tutte le ricadute territoriali, non ultima quella dell’occupazione, generate dal suo indotto”