GROSSETO – «Quanto accaduto al Senato deve far riflettere sui soggetti che abbiamo mandato in Parlamento a rappresentarci». Antonfrancesco Vivarelli Colonna commenta così il fatto che «mercoledì scorso il ramo del Parlamento ha respinto per soli nove voti l’abolizione dell’Imu agricola, tassa che sta mettendo in difficoltà molte aziende e soprattutto territori, come quello maremmano, condizionati pesantemente dalle calamità naturali».
«Sebbene Renzi non volesse rivedere questa norma – spiega la Confagricoltura – si era presentata una opportunità unica per farlo, approvando l’emendamento che ne proponeva l’abolizione a firma dai forzisti Antonio D’Alì e Vincenzo Gibino. Non è mio uso e consuetudine muovere critiche a esponenti politici – puntualizza -, ma quando la loro azione, approssimativa e superficiale, vanifica il lavoro compiuto per evitare che una norma iniqua si abbatta come un uragano lacerando anche l’unico ridotto tessuto “sano” oggi presente nel corpo malato della malconcia economia italiana, la misura è davvero colma. Si è trattato di una clamorosa occasione persa, perché oltre a Forza Italia avevano detto sì GAL, la Lega Nord, il M5S e i dissidenti grillini».
«In primis mi fa specie l’NCD di “Agnellino” Alfano il quale sull’Imu aveva portato avanti una battaglia personale – prosegue Vivarelli Colonna -. Evidentemente era troppo contraddire il “pastore” Renzi. Per non parlare poi di Forza Italia di cui ben 12 senatori, in maniera pilatesca, non hanno partecipato al voto. Nomi che gli agricoltori non devono dimenticare quelli di Sandro Bondi e della compagna Manuela Repetti, dell’ex ministro Maurizio Gasparri, dell’avvocatissimo Nicolò Ghedini, e dei toscani Denis Verdini e Altero Matteoli, che in quanto tali, almeno sulla carta, avrebbero dovuto conoscere la condizione che vive il settore in una delle regioni più “agricole” d’Italia. E ancora Riccardo Conti, Francesco Aracri, Stefano Bertacco, Domenico De Siano, Enzo Fasano e Pietro Iurlaro, a completare il novero dei senatori azzurri il cui comportamento scriteriato ha inficiato quanto di buono, almeno per una volta, si sarebbe fatto in Parlamento. Non nego che qualcuno di loro avrà avuto impegni inderogabili – conclude -, ma l’amaro che resta in bocca è di quelli difficili da eliminare. L’ennesimo boccone faticoso da mandare giù».