GROSSETO – Non si sono ancora spente le polemiche sull’Imu che la Cia di Grosseto torna ad attaccare la Legge di stabilità. Nel mirino questa volta la riduzione dell’assegnazione del gasolio agricolo.
«Ma il Governo è davvero convinto che può continuare a farsi beffe degli agricoltori senza che questi se ne rendano conto? Pensa che con la vergognosa vicenda dell’Imu ha potuto far passare in secondo piano altre questioni come quella dell’assegnazione del gasolio per uso agricolo?». Enrico Rabazzi, vicepresidente Toscana e presidente Grosseto Cia, torna ad alzare i toni nei confronti della legge di stabilità.
«Le umiliazioni nei confronti del settore primario non conoscono sosta – afferma Rabazzi – chiaro segno che per la politica noi esistiamo solo quando c’è da fare cassa. Convinta che la nostra attenzione fosse tutta per l’Imu, la nostra classe politica, più o meno in sordina, ha dato un altro taglio all’assegnazione del gasolio agricolo».
«Nella nuova legge di stabilità – spiega il presidente – così come votata dalla Camera dei deputati, a decorrere dal 1 gennaio 2015 è stata stabilita un’ulteriore riduzione di gasolio da ammettere a regime agevolato in agricoltura, con il risultato che nel giro di un anno si è arrivati a un -26,43 % di assegnazione. Mi si dirà che non c’è stato un aumento delle accise ma questo taglio, che costringerà l’agricoltore a rifornirsi al distributore, mette in difficoltà chi usa il gasolio per generare un reddito per se stesso e per l’indotto, per il territorio e per la salute del consumatore. Il nostro Paese ospita la più importante manifestazione internazionale dedicata al cibo, ma temo che in questa vetrina, noi agricoltori italiani, saremo solo osservatori e mai protagonisti. La Maremma, la Toscana e l’agricoltura italiana in generale hanno come vocazione la qualità e non la quantità, la biodiversità e la tipicità, scelte che implicano costi e sacrifici maggiori ma che ci premiano con il marchio Made in Italy, un’indiscussa eccellenza mondiale».
«A questo punto- aggiunge Rabazzi – la domanda sorge spontanea: se all’estero i nostri prodotti sono apprezzati, se l’agricoltura può rappresentare una risorsa per il sistema Italia grazie al suo importante indotto, come spiegare l’assalto fiscale al settore primario? Le leggi che regolano il settore primario sono frutto di incompetenza o di malafede?»
«Forse -conclude – il disegno è quello di mantenere i privilegi per pochi e di tornare al sistema medioevale dove chi lavorava la terra era solo strumento ad uso e consumo per i ricchi? Ebbene noi non staremo a guardare .Non siamo più disponibili ad essere nel mirino dei prelievi fiscali del Governo».