di Barbara Farnetani
GROSSETO – «Come mai la quota di rifiuti diminuisce e le tariffe no?» Se lo chiede Roberto Barocci, del Forum ambientalista che prosegue «anzi le tariffe a carico dei cittadini hanno subito un lieve incremento, e questo nonostante che, con la crescita della differenziata, dovrebbero aumentare le entrate che provengono dalla vendita della materie prime-seconde».
«In realtà la possibilità di vendere queste materie è stata trasferita a Ecolat, e il Comune non ci guadagna nulla – prosegue Barocci -, anche se la legge stabilisce che i cittadini che partecipano al porta a porta dovrebbero avere sgravi e vantaggi, e invece non c’è modo neppure di sapere cosa si ricavi dalla vendita di queste materie».
«La legge stabilisce che la gestione dei rifiuti da quella della differenziata deve essere separata. E si ha diritto di accesso ai dati della gestione dei rifiuti. Addirittura dovrebbe esserci una contabilità separata perché c’è un osservatorio che dovrebbe dare conto dei dati provincia per provincia – puntualizza Barocci -. Un amministratore che cede un bene pubblico deve sapere quale è il valore di questo bene. Ma come faccio a fare scelte politiche se non conosco i dati economici che mi vengono da tali scelte?».
«Il Comune di Grosseto ha fatto il bilancio del primo anno di porta a porta a Barbanella, nel 2009. Il costo del servizio aggiuntivo è stato di 830 mila in più. Ma non si è tenuto conto che Barbanella produce di indifferenziato solo il 17,5% e non più il 70%. non si sono portate in detrazioni voci che non ci sono più».
E Barocci porta ad esempio il calcolo fatto proprio da Coseca in merito: il costo del servizio istituzionale era di 205 mila euro. Con il porta a porta si è giunti a 830 mila, ma da questi vanno detratte, appunto, tutta una serie di voci: 166 mila euro per il centro di raccolta e regimazione, 85 mila per le pstazioni condominiali, 7 mila delle discariche abusive, 70 mila del tributo per gli indifferenziati 315 mila per i costi di smaltimento e recupero per cui il costo scenderebbe a 187 mila euro. Inoltre la vendita di latta e vetro di ottima qualità potrebbe portare ulteriori entrate.
«Questo significa però che alle Strillaie, di fatto, non va più nulla, se il porta a porta fosse esteso a tutta la provincia si passerebbe dalle attuali 91 mila tonnellate a solo 25 mila: il 27% e l’11 all’impianto di Scarlino – sottolinea Barocci -. Forse per questo gli amministratori non si preoccupano di estendere e valorizzare la differenziata. Perché non c’è un interesse. I gestori di impianti non avrebbero più le rendite garantite».
Claudio Fiori del Movimento 5 Stelle ricorda «Il contratto firmato da 6 Toscana prevede che il corrispettivo per la vendita delle materie prime è aggiuntivo rispetto al corrispettivo per il servizio. L’art 58 al comma 5 dice che il gestore ha diritto a percepire altri ricavi. Tra cui le materie prime-seconde, ma questo va in danno alla collettività per questo stiamo presentando mozioni ai sindaci per chiederne l’annullamento. Lo schema di contratto della regione prevedeva che la vendita materie venisse scomputata dal corrispettivo da versare, e invece tale contratto è stato modificato».
«Questo contratto, costato 300 mila euro, è assolutamente sfavorevole alla collettività – sottolinea Andrea Marciani del Forum Bene comune -. Queste materie prime che i cittadini hanno messo insieme con estrema fatica vengono regalate al gestore. Nnon c’è volontà di fare la differenziata perché l’incenerimento frutta: così però la politica si mette al servizio dei gestori privati invece che dei cittadini».
«Quando fu progettato l’impianto delle Strillaie, eravamo in maggioranza, e ottenemmo la flessibilità di quell’impianto – racconta Barocci -. La possibilità di riconvertire le vasche. Gli agricoltori dovrebbero comprare questo compost e metterlo nei campi ma non si fidano perché gli amministratori, in passato, hanno contrabbandato come ammendante quello che era un rifiuto. Tornare indietro si può, come è stato fatto da altre parti. Posti in cui, con i rifiuti, si fanno soldi e profitti oltre a dare lavoro. Così invece abbiamo un soggetto che vive e vivrà di rendita per 28 anni, e non è interessato a cambiare. Inoltre, se non si conferisce la quota di rifiuti stabilita si paga una penale».
«Le convenzioni le ha firmate l’Ato non il comune, per questo non può svincolarsi» prosegue Fiori. «Qui c’è un imprenditore che vive solo dei vantaggi che gli amici di famiglia gli hanno dato per 28 anni – affermano dal forum -: si è scelto di fare un maxi impianto mentre da altre parti, in Italia, si sono scelti i piccoli impianti. E gli agricoltori si fidano di più. Il compost delle strillaie lo compra a un euro a tonnellata un produttore biologico di nocciole del Trentino. Perché è di ottima qualità ma i nostri agricoltori non si fidano».