di Sabino Zuppa
CAPALBIO – Si è conclusa qualche giorno fa, davanti al Tar della Toscana con il respingimento definitivo del ricorso, la lunga ed annosa vicenda dell’aviosuperficie in località Ponte Tre Occhi sul territorio del Comune di Capalbio.
Una zona, vicino al Lago di Burano, riguardo alla quale si era scatenata qualche anno fa una polemica cui avevano partecipato associazioni ambientaliste come il Wwf e la Rete dei comitati per la difesa del territorio che si opposero fortemente ad una attività singolare e frequente di atterraggio e decollo di aerei ultraleggeri.
Le motivazioni degli animalisti, infatti, riguardavano il potenziale ed effettivo disturbo che veniva arrecato alle specie volatili protette durante il periodo della riproduzione nella riserva naturale, mentre per la Rete dei Comitati era una questione paesaggistica e di sicurezza.
Ciò che aveva creato l’attrito maggiore, finito poi davanti ai giudici, era stata una prima decisione del Comune di Capabio, nel settembre 2008, con la quale su proposta di un privato aveva autorizzato un piano attuativo per la realizzazione di diverse infrastrutture (strade interne, due parcheggi, hangar e fabbricato destinato a servizi e ristoro) a servizio dell’aviosuperficie esistente in località Ponte Tre Occhi, prevista dal Piano Regolatore Generale all’epoca vigente.
Una decisine che fu poi revocata dopo qualche mese, nel dicembre 2008, perché in realtà quella scelta e le previsioni stesse del piano contrastavano con il divieto di sorvolo espresso con un parere negativo dell’Anac e sulla cui opportunità si sono espressi, appunto, i giudici amministrativi. Questi ultimi hanno sottolineato che un decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti 1 febbraio 2006 espressamente prevede che “la scelta, la gestione e l’uso di un’aviosuperficie sono subordinati al rispetto delle zone proibite, pericolose e regolamentate indicate nelle apposite pubblicazioni aeronautiche nazionali” tra le quali ricade quella oggetto dell’intervento in questione.