GROSSETO – Si dice rammaricato Gianfranco Luzzetti, il collezionista d’arte che ha donato alcune delle suo opere al Comune di Grosseto che proprio per ospitare la sua collezione ha ristrutturato l’ex convento delle Clarisse. Dal sindaco Emilio Bonifazi, nei giorni scorsi, era venuto l’invito, ora che il museo è pronto, a donare le opere entro fine marzo.
Luzzetti però pare non aver accolto positivamente l’invito del sindaco che definisce scorretto «Non ho mai detto di volermi privare delle mie opere quando ero ancora in vita». L’idea del collezionista era infatti quella di curare l’allestimento di alcune mostre, donando un’opera all’anno, e solo con lascito testamentario destinare tutta la collezione al Comune.
«Questa lettera – afferma Luzzetti in una missiva inviata al sindaco e alla stampa – vuole avere toni cordiali e costruttivi, per rispetto alla carica che ricopri e alla cittadinanza che rappresenti, che non prescindono da una frustrante sensazione di rammarico. Rammarico per dover comunicare con te, e con la tua giunta, principalmente attraverso i giornali. Rammarico per aver constatato che la consegna delle chiavi delle Clarisse era solo una concessione formale, priva di sostanza, dal momento che in quell’edificio avete fatto dei lavori di adeguamento senza avermi mai consultato».
«Ma il rammarico più grande è quello di non averti fatto comprendere, dopo tanti anni di collaborazione, l’importanza del mio progetto, che non si limita alla donazione di capolavori d’arte – prosegue Luzzetti -. Il mio progetto è molto più ambizioso e va oltre il semplice museo delle mie opere: vuole attivare un percorso di crescita culturale della città attraverso mostre, conferenze, dibattiti, donazione di libri d’arte per un centro studi internazionale dedicato a giovani storici dell’arte. Un percorso già avviato, che non solo ha portato alla donazione di due importanti opere di Santi di Tito e di Cigoli – che testimonia il mio impegno e la mia buona fede – ma ha stimolato un sensibile incremento dei visitatori del museo archeologico determinando una prospettiva di crescita e di sviluppo legata anche al turismo culturale».
«La tua pretesa, quindi, di definire la donazione della mia collezione entro il 31 marzo 2015 non solo è scorretta da un punto di vista personale, perché mi costringe ad assumere una volontà – quella di privarmi ancora in vita di tutte le mie opere – che non avevo mai espresso né preso in considerazione – prosegue il collezionista fiorentino ma di origini maremmane -, ma è ingiusta anche dal punto di vista della programmazione culturale, e provo a spiegarti il motivo: se dono tutto adesso, sei sicuro di avere i mezzi per gestire e ospitare degnamente una collezione così imponente? Hai una struttura idonea, uno staff preparato, dei mezzi per tutelarla e valorizzarla? Le Clarisse sono davvero pronte?»
«La soluzione ideale, invece, sarebbe un’altra e dovresti conoscerla bene, perché coincide con la prosecuzione del percorso già avviato – ricorda Luzzetti -. Un percorso che prevede di mettere a disposizione gratuitamente il mio lavoro per allestire ogni anno una mostra in grado di esporre alle Clarisse singoli settori della mia collezione. La proposta prevedeva anche di donare, ogni anno e in relazione alla mostra effettuata, una mia opera alla città. Poi, al momento della mia scomparsa, tutto il resto della collezione doveva affluire a Grosseto. Questo percorso avrebbe permesso di maturare le condizioni per affiliare al mio progetto partner importanti ed eventuali sponsor economici, rendendo il progetto stesso sostenibile».
«Il discorso della limitata capacità economica del Comune, che evidenzi in ogni occasione, mi appare in effetti un po’ strumentale – puntualizza il collezionista -: tutte le mostre che abbiamo realizzato in passato erano solo parzialmente a carico del Comune e quindi dei contribuenti, perché erano finanziate dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze su progetti elaborati da me e dai miei collaboratori. Inoltre, se vuole, il Comune ha recentemente dimostrato – anche nel settore culturale – di sapere attivare progetti europei in compartecipazione economica».
«Quindi, per concludere, la mia “contro-proposta” è questa: visitiamo insieme le Clarisse e vediamo se riusciamo a continuare il percorso intrapreso. Possiamo realizzare una semplice convenzione, senza impegni notarili, che determini le condizioni di collaborazione e implichi anche il famoso lascito post mortem. Credimi, è la soluzione migliore. Se non l’accetti, ti assumi la responsabilità di chiudere un progetto avviato e ventennale che ha già dato i suoi frutti, di disperdere le energie fin qui raccolte, di rinunciare – conclude Luzzetti – a una promettente prospettiva di sviluppo, di spiegare ai cittadini il reale motivo di questo bizzarro ultimatum che mi hai imposto».