ISOLA DEL GIGLIO – Il vento fischia dalle feritoie della torre più alta del castello, sotto un cielo coperto e minaccioso, il freddo punge ma non piove. Per strada poco gente e un solo bar aperto. L’isola del Giglio sembra essere tornata a vivere un inverno ‘normale’, dopo la rimozione a luglio della Costa Concordia. Costa e Micoperi hanno spostato il quartier generale dal Demos all’hotel Bahamas. Da 450 i lavoratori impegnati nel cantiere si sono ridotti a settanta.
Ritmi pacati, una presenza meno vistosa, nessun giornalista a giro. Ma sotto il mare si continua a lavorare ed è il progetto più caro ai gigliesi, quello del ripristino dei fondali. Si lavora da dicembre, nonostante la brutta stagione che sta rallentando non poco le operazioni.
Tecnici e sommozzatori sono ora impegnati a rimuovere dai fondali i gusci dei mitili arrivati dai mari caldi, ospiti ‘clandestini’ abbarbicati sotto una delle piattaforme usate durante il parbuckling della nave da crociera. Lo spiegano gli addetti della Costa e della ravennate Micoperi al presidente della Toscana Enrico Rossi, sbarcato sull’isola con il primo traghetto della mattina. Con lui anche la presidente dell’Osservatorio per la rimozione della Costa Concordia, Maria Sargentini.
I mitili sono oramai morti, adagiati sulla sabbia e vengono tirati via con un macchinario che assomiglia ad un grande aspiratore ma dal tocco delicato, che rimuove i gusci ma accarezza la posidonia. Dal mare, a quaranta metri di profondità, vengono issati a bordo anche detriti, non solo della Concordia e del cantiere.
La fase più impegnativa inizierà però a marzo e andrà avanti fino a luglio, quando sarà il momento di tagliare e rimuovere i pali della piattaforme e tirare via dal fondo i 1450 sacchi di malta cementizia su cui, come su un materasso, era stata appoggiata la Concordia. Per rimuoverli è stata messa a punto una speciale benna, una sorta di mano con dita idrauliche indipendenti. Poi, dopo luglio, toccherà agli ultimi detriti, quelli scivolati a 70-80 metri, e alla ‘segatura del falegname’, ovvero le polveri e detriti più fini.
Per il progetto di ripristino la Costa ha firmato con Micoperi, l’azienda di Ravenna che ha collaborato con la Titan anche al rigalleggiamento della Concordia, un contratto da 85 milioni di dollari. Nel periodo più impegnativo arriveranno sull’isola 250 lavoratori: sub, ingegneri e tecnici specializzati, quasi tutti italiani e provenienti da più parti della penisola.