Grosseto – L’economia locale al servizio delle grandi catene di distribuzione. Il governo Monti ha appena varato il decreto sulle “liberalizzazioni”, passato ora all’esame del Parlamento. Tra le misure che dovrebbero stimolare la crescita e lo sviluppo economico ce n’è una che, a fronte di un’ipotesi (la crescita), contiene una certezza: la scomparsa del piccolo commercio e l’avanzata dei colossi commerciali. “Tanto per cominciare non chiamiamola ‘liberalizzazione’ – dice Alfredo Veltroni, commerciante da due generazioni e membro dell’associazione Grosseto Oggi, rappresentata in Consiglio comunale da Massimo Felicioni -: la liberalizzazione del commercio c’è già e dal 1998, da quando il decreto Bersani ha cancellato le licenze commerciali e ha quindi permesso a tutti di aprire un negozio. Anche su orari e aperture domenicali e festive sono ormai dieci anni che il commercio ha aumentato notevolmente l’offerta, in armonia con l’unica regolamentazione rimasta: quella demandata ai Comuni che, assieme a tutte le parti in causa, individuano il giusto equilibrio tra libertà e rispetto delle regole della concorrenza”. Ebbene, domenica scorsa il presidente Monti ha spiegato che il decreto sulle“liberalizzazioni” dovrebbe garantire una sana concorrenza a tutela dei più piccoli. “Ma quale concorrenza – si chiede Veltroni – può esserci tra il piccolo commercio e i grandi gruppi commerciali sul fronte degli orari di apertura? Solo i grandi supermercati possono permettersi di aprire 365 giorni all’anno organizzando il personale su turni.Il piccolo commercio non ce la potrà mai fare: non riuscirà a sostenere i costi per garantire lo stesso servizio.Costi che la grande distribuzione scarica sui prodotti, e questo lo diciamo soprattutto a quelle associazioni dei consumatori (non tutte per fortuna) che insistono col dire che i negozi aperti tutte le domeniche sono una necessità. E i servizi sociali e gli uffici pubblici chiusi anche il sabato non sono una necessità? Ecco cosa porterà la completa deregolamentazione degli orari: il piccolo commercio sarà fagocitato dai grandi gruppi commerciali, e ci ritroveremo con l’economia locale al servizio delle catene commerciali.Nessuno avrà più il coraggio di avviare un’attività, in uno scenario di completo squilibrio tra piccolo e grande. Io vorrei invece poter immaginare un futuro per il piccolo commercio. Vorrei pensare che anche gli esercenti delle zone di periferia, dei piccoli paesi e delle frazioni potessero continuare a esistere per svolgere quel servizio che le grandi catene commerciali non potranno mai garantire: la vicinanza al cliente, il rapporto umano che anche durante un acquisto ci rende non solo consumatori, ma soprattutto persone”. Le Amministrazioni facciano qualcosa.