GROSSETO – «Cgil e Cisl di Grosseto, sono preoccupate per la piega presa dal dibattito sugli accorpamenti fra Camere di commercio, con l’ipotesi di accordo praticamente già chiuso tra quella di Livorno e Grosseto. Dopo la demagogia esercitata a vario titolo dal Governo nazionale sulla chiusura delle Provincie, infatti, temiamo si riproponga un cliché oramai trito che non tiene conto dei problemi reali». Ad intervenire sono Claudio Renzetti e Fabrizio Milani, segretario rispettivamente della Cgil e della Cisl.
«Prima di bruciare le tappe optando o meno per Livorno (la decisione va presa entro il 28 febbraio) – proseguono Cgil e Cisl – sarebbe opportuno che i diversi livelli locali di governo facessero le proprie valutazioni in modo trasparente. Magari partendo dalla presa d’atto che, piaccia o meno, i principali servizi pubblici si sono organizzati sulla base dell’Area vasta Toscana sud: sanità, rifiuti, Tpl e servizio idrico integrato, ai quali in termini economici sono associati i relativi indotti. Stesso modello organizzativo, ci risulta, stanno perseguendo Confindustria, Cna, Cia e Alleanza delle cooperative. Con lo stesso sindacato che ha assunto questo indirizzo».
«Per questo ci pare poco comprensibile e strategicamente errato guardare a Livorno, realtà solidamente insediata nell’Area vasta Toscana costa e a pochi chilometri da Pisa – continuano i sindacati -. Parallelamente va considerato che Grosseto, Livorno e Pistoia sono le tre province che più di tutte in Toscana hanno accusato i colpi della crisi, e la storia ci insegna che raramente dall’unione di due debolezze viene fuori qualcosa di buono. Altro discorso vale per l’area Piombino-Val di Cornia, che dovrà sciogliere il nodo se collocarsi nell’una o nell’altra Area vasta, visto che questa scelta è già stata fatta per quello che rappresenta il Tpl e rifiuti (Piombino, Grosseto, Siena e Arezzo)».
«Infine, pensiamo che rispetto ai progetti di sviluppo turistico il livello istituzionale minimo di coordinamento e promozione, non possa che essere quello regionale con la costa Toscana, da Massa Carrara a Grosseto, caratterizzata sull’offerta balneare, e la Maremma armonizzata nella dinamica dell’Area Toscana vasta sud. Rispetto a tutto questo, può la scelta sulla futura Camera di commercio esaurirsi in riunioni individuali di singoli o piccoli gruppi di rappresentanze datoriali, con la ratifica del direttivo camerale a pochi giorni dalla scadenza della data utile per avere il contributo di Unioncamere? Noi crediamo di no, e crediamo – concludono – che su questo argomento si debba sviluppare un dibattito ampio, che va ben oltre la stretta rappresentanza camerale».