FIRENZE – «Si prendono a riferimento solo alcuni valori puntuali, si confondono le paternità degli studi sanitari e si lamenta un difetto di istruttoria riguardo gli aspetti ambientali: questi in estrema sintesi i motivi che hanno indotto Regione, Asl e Arpat ad accogliere con un certo stupore la sentenza del Consiglio di Stato che ha bloccato il “cogeneratore” di Scarlino». Come si legge in una nota della Giunta Regionale che continua «Anche per questi motivi la Regione Toscana, che dal 20 novembre scorso ha la competenza per il rilascio delle autorizzazioni per impianti come quello di Scarlino Energia, ha convocato ieri a Firenze tutti i soggetti coinvolti, i rappresentanti degli assessorati regionali di ambiente e energia, sanità e sviluppo economico, l’azienda Scarlino Energia, Arpat, Asl di Grosseto, Provincia di Grosseto e Ars».
«La sentenza del Consiglio di Stato fa riferimento agli esiti di due studi di cui attribuisce, erroneamente, la paternità a Scarlino Energia – sostiene l’Asl 9 – In realtà lo studio di biomonitoraggio fatto nel 2007 e quello epidemiologico fatto nel 2012, sono stati condotti dalla Asl 9 in collaborazione, rispettivamente, con l’Istituto superiore di Sanità (Iss) e con l’Istituto per la prevenzione oncologica (Ispo), le due istituzioni pubbliche che rappresentano i massimi livelli tecnico-scientifici in materia di diossine e di epidemiologia. Il loro obiettivo, come quello della Asl e della autorità sanitarie, è la tutela della salute dei cittadini e della qualità dell’ambiente, mettendo a disposizione i dati scientifici e i risultati delle ricerche stesse. Dalla conclusione dei due studi, è emerso un quadro di salute confortante per la popolazione residente, con criticità minime valutate come ‘non significative’. Ed è su queste conclusioni che si sono basate le valutazioni espresse dalla Asl – conclude l’Azienda sanitaria – nel fornire il parere richiesto. Viceversa, il Consiglio di Stato ha emesso la sentenza, prendendo a riferimento una valutazione condotta solo su alcuni dei valori pubblicati nei due studi. Valori puntuali, riportati nelle tabelle, ma utilizzati estrapolandoli dal contesto complessivo, su cui, è opportuno ripeterlo, si è invece basato il parere della Asl».
La Regione e l’Asl si sono impegnate ad aggiornare gli studi epidemiologici, così come richiesto dal Consiglio di Stato. Anche Arpat, che non era costituita in giudizio non avendo i propri pareri contestati, ha letto «con sorpresa la sentenza che, per quanto riguarda gli aspetti ambientali, sembra lamentare un difetto di istruttoria riguardo all’impatto che l’inceneritore, col suo scarico, avrebbe sul canale Solmine. Arpat invece ha espresso il suo parere favorevole all’autorizzazione dell’impianto dopo aver attentamente valutato anche le contaminazioni del canale con indagini approfondite, che hanno consentito di attribuire la contaminazione da diossine agli scarichi dei decenni precedenti quando era in funzione una centrale a biomasse e di verificare che non si erano propagate alla spiaggia antistante la foce».
Per questa ragione l’autorizzazione AIA ha prescritto modifiche all’impianto di depurazione di tali scarichi attraverso una vasca ulteriore di sedimentazione ed un monitoraggio in continuo dei solidi sospesi, che rappresentano il principale vettore delle diossine nello scarico. La sentenza richiama anche il problema della moria di pesci del 1 dicembre 2012: «anche a questo riguardo non è mai stata in discussione una responsabilità dell’impianto di Scarlino energia, che, tra l’altro, in quel periodo era fermo». Continua la nota.
La Regione, esprimendo solidarietà ai dipendenti dell’azienda, «si è impegnata ad approfondire in tempi brevi tutti gli aspetti tecnico-giuridici legati alla situazione presente del “cogeneratore” e ad affrontare le criticità che la sentenza ha prodotto. Ha ribadito la propria fiducia nell’operato degli enti di controllo, ricordando che la loro attività si è sempre svolta con trasparenza e nell’interesse pubblico generale, respingendo le illazioni che si sono susseguite in alcuni commenti dei giorni successivi alla sentenza. Le tematiche ambientali che interessano l’area industriale di Scarlino, una delle aree industriali più importanti della Toscana, sono complesse e stratificate nel tempo. Gli Enti pubblici stanno da tempo lavorando con impegno per dare attuazione agli interventi già programmati nel piano delle Bonifiche della Provincia e nell’Accordo di programma siglato con la Syndial, dalla cui completa realizzazione passa la riqualificazione ambientale di quell’area».