GROSSETO – E’ l’ingrandimento fotografico ripreso da un disegno del pittore toscano Venturino Venturi (1918-2002), della misura di quattro metri per tre, riprodotto su una tela simil stoffa, l’immagine della Natività che si staglia dall’atrio del palazzo vescovile su corso Carducci.
E’ il presepe che il vescovo Rodolfo ha desiderato realizzare nella sua “casa” per augurare ai grossetani buon Natale. Al centro dell’immagine c’è il Bambino Gesù, solenne come un re benedicente; alle sue spalle Maria e Giuseppe, stretti in un abbraccio di tenerezza, che insieme diventano come il telo di una tenda che custodisce Cristo e lo manifesta al mondo.
Ai piedi della grande tela due tronchi d’albero tengono leggermente sollevati da terra due pannelli: a sinistra la scritta: “Il Verbo di Dio si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi!”, versetto ripreso dal Vangelo di Giovanni; a destra il frammento di una preghiera composta da Paolo VI. Dice così: “Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi, per imparare l’amore vero e camminare nella gioia lungo il cammino della nostra vita faticosa, fino all’incontro con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli”.
Sopra il portale d’ingresso del palazzo vescovile è stata, infine, installata la stella di Betlemme a 14 punte, scelta dal vescovo Rodolfo anche per il suo stemma episcopale. L’originale in argento fu posto dai francescani nella grotta di Betlemme per onorare il luogo dove Maria diede alla luce il suo Bambino. Le 14 punte hanno un significato simbolico suggestivo: indicano il numero delle generazioni degli antenati di Gesù, così come indicato nel Vangelo di Matteo. E’ dunque un simbolo per dire la perfezione della salvezza dell’uomo, della storia e del mondo, che si realizza in Gesù.
“Natale – commenta il vescovo Rodolfo – è Cristo Bambino che viene ad abitare la nostra storia personale e collettiva. Ricordarcelo, cioè riportarlo al nostro cuore, realizzando il presepe è un modo per fargli spazio nella nostra esistenza, qui ed ora, così come siamo, nella fatica e a volte anche nella asprezza di un quotidiano che chiama in gioco tutta la nostra buona volontà e la nostra speranza. Questo presepe vuol essere un aiuto alla riflessione per quanti in questi giorni di festa passeranno lungo corso Carducci: guardando quel telo possano ricordarsi perché siamo in festa, chi attendiamo e dov’è il tesoro dell’umanità”.