FOLLONICA – I risultati delle analisi Arpat dei mesi di agosto e settembre sono stati già pubblicati, il 12 novembre scorso. Lo afferma l’Arpat in una nota in cui risponde all’associazione ambientalista La Duna. Nel LINK fornito da Arpat si legge che «Il versante sud dell’area sottoposta a recupero presenta evidenti segni di cedimento del gesso abbancato sui gradoni. Al fine di contrastare la frana sono stati eseguiti lavori per favorire il drenaggio di acque che fuoriescono dalla massa dei gessi già messi a dimora. I drenaggi sono collegati con un anello perimetrale, che permette lo scorrimento delle acque verso l’esterno ed il loro convogliamento in una canaletta che esce dall’area di cava e si dirige verso valle. Nella canaletta è rilevabile lo scorrimento di acqua limpida ed un sedimento di colore marrone – arancio».
Il personale ARPAT ha effettuato vari campionamenti di acqua: «L’acqua che fuoriesce dal gesso presenta elevate concentrazioni di ferro, manganese, solfati e, in misura molto minore, nichel. La concentrazione di solfati corrisponde a quella che normalmente è ceduta in acqua dal gesso. La concentrazione di ferro è notevolmente superiore rispetto alla capacità di cessione del gesso rosso in acqua. La concentrazioni di nichel si presenta più elevata e quella del manganese leggermente più elevata rispetto alle potenzialità di cessione del gesso. In particolare l’elevato contenuto in ferro, che si ossida in presenza di ossigeno, determina il caratteristico deposito di colore rosso-marrone sul fondo delle fossette che drenano la zona posta a valle del sito. L’insieme delle caratteristiche delle acque di drenaggio non permette al momento di individuare quale origine abbiano tali acque ed in particolare se si tratti di acque meteoriche di infiltrazione all’interno dei gessi o se si tratti invece di acque di origine esterna».
«Il fosso Acqua Nera rappresenta il recettore delle acque dilavanti che drenano l’area interessata dalla presenza di gessi rossi – prosegue Arpat -. Considerando le principali sostanze che fuoriescono dai gessi con le acque di drenaggio, principalmente ferro, manganese e solfati, i risultati del controllo risultano contrastanti. I solfati tendono a diminuire da monte a valle, il ferro e manganese tendono ad aumentare. In tutti i casi i valori rilevati con il prelievo del 27 agosto nelle due stazioni di controllo rientrano nell’ampio intervallo di variabilità corrispondente ai valori storicamente registrati in queste due stazioni. Nel versante meridionale della ex cava in fase di ripristino ambientale si è verificato un movimento franoso che risulta essere iniziato a marzo 2014. Il gestore dichiara che questo dissesto è dovuto alla straordinaria presenza di acqua all’interno del gesso abbancato, Come conseguenza sono emerse alcune venute d’acqua dai gessi disposti in gradoni nella parte sud della ex cava che risultano caratterizzate da elevate concentrazioni di ferro, manganese, solfati, cloruri e, in misura molto minore, nichel. Le suddette acque, che presentano una bassa portata, escono dal perimetro della cava e si disperdono nel reticolo delle acque superficiali che confluisce nel recettore fosso dell’Acqua Nera».
«La colorazione marrone-arancio del sedimento del reticolo dei fossi interessati dal passaggio di queste acque è dovuta prevalentemente all’idrossido e ossido di ferro che tendono a precipitare in presenza di ossigeno. Il gestore è tenuto a procedere ad una valutazione della stabilità dell’opera e ad individuare le possibili soluzioni per annullare il fenomeno e per mettere in sicurezza il versante interessato dalla frana. Il gestore dovrà chiarire l’origine delle acque che emergono dai gessi ed i motivi delle caratteristiche chimiche che esse presentano, anche al fine di risolvere il fenomeno in atto. Nel frattempo – conclude Arpat – l’acqua che emerge dai gessi deve essere intercettata e trattata o smaltita prima della sua immissione nel reticolo superficiale al fine di evitare impatti sul corpo ricettore».