ROSELLE – Un nuovo episodio di attacco alle greggi. È accaduto due notti fa, (tra venerd’ 17 e sabato 18 ottobre) in un allevamento di Poggi di Mota non distante da Roselle.
I predatori hanno aggredito due pecore e le hanno uccise.
Un danno che poteva essere anche maggiore, visto che le altre pecore del gregge sono riuscite a salvarsi.
Un caso che riaccende la polemica sugli attacchi alle greggi, moltiplicati negli mesi in provincia di Grosseto. Polemiche soprattutto perché l’azienda colpita aveva aderito al programma di protezione delle greggi e aveva installato alcuni strumenti di protezione per difendere il gregge. Stiamo parlando di dissuasori sonori e luminosi forniti dalla provincia. L’azienda in questione stava anche attendendo la costruzione di un recinto fisso per prevenire gli attacchi notturni.
Una situazione divenuta insostenibile per gli allevatori che vorrebbero azioni più incisive per tutelare la loro azienda. Nonostante infatti i dissuasori gli allevatori pensano che sarà comunque difficile contrastare questo fenomeno. «Le recinzioni – spiegano – con il passare del tempo saranno comunque vulnerabili all’effetto erosivo delle piogge che scaveranno fosse ed aiuteranno i predatori a penetrare anche nei luoghi ritenuti virtualmente più sicuri».
«Per migliorare la situazione e non usare troppo “metodi tampone”, non si dovrebbe perdere tempo nell’allontanare dal territorio forme di predatori e randagi pericolosi per le attività umane (ibridi compresi) riducendone così il numero e, di conseguenza, i danni».
«Anche il numero degli esemplari di lupo andrebbe controllato con attenzione a livello nazionale per non incappare in ulteriori casi di ibridazione o di attacchi diretti. Azioni che dovrebbero essere adottate, con efficacia, per non far chiudere gli allevamenti sempre più esasperati dai danni ricevuti, evitando così anche agli Enti l’esborso di risarcimenti per i danni».
La questione riguarda anche le risorse che debbono essere impiegate per i risarcimenti e che invece potrebbero essere destinate a sostenere altre attività.
Tra l’altro oltre ai danni diretti dovuti agli attacchi e alla perdita di capi c’è da considerare, spiegano ancora gli allevatori, che «l’azienda essendo costretta a tenere le pecore chiuse la notte anche nei mesi primaverili/estivi (periodi nei quali gli ovini pascolano più la notte che nella calura del giorno), ha una notevole perdita anche a livello produttivo e quindi economico, da sommare alla maggiore incidenza delle malattie per una eccessiva stabulazione delle greggi nei mesi caldi».