SCARLINO – Le indagini della magistratura sulla presunta radioattiviotà alla Tioxide riguardano solo la tenuta e lo smaltimento delle tele filtranti. Lo rende noto in una nota l’Arpat che afferma «Pur nel riserbo dovuto al segreto istruttorio che l’Agenzia deve rispettare, si reputa necessario fornire alcune informazioni. Nell’ambito dell’ispezione AIA 2013 effettuata dal Dipartimento ARPAT di Grosseto presso la Tioxide Europe S.r.l., personale della unità operativa radioattività e amianto di Firenze ha condotto un’attività integrativa per verificare il rispetto dei contenuti e prescrizioni dell’autorizzazione per quanto concerne gli aspetti connessi alla radioattività. Questo, in quanto la produzione di pigmento al biossido di titanio implica l’uso o lo stoccaggio, nonché la produzione di residui di materiali abitualmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e possono provocare un aumento dell’esposizione dei lavoratori e della popolazione».
«L’attività svolta ha incluso sopralluoghi, misure in campo e prelievo dei campioni di materie prime, sottoprodotti, rifiuti, reflui e prodotti finiti sottoposti ad analisi presso il laboratorio di radioattività ARPAT – si legge ancora nella nota -. Dai risultati degli accertamenti svolti si è rilevato quindi che:
• i gessi bianchi (sottoprodotti impiegati come componenti nei materiali da costruzione) e i gessi rossi (rifiuti destinati al ripristino ambientale o al conferimento in discarica) contengono un livello di radioattività inferiore a quello della maggior parte delle rocce, suoli e materiali da costruzione, per cui possono essere allontanati dall’impianto e destinati agli utilizzi specifici senza particolari restrizioni dal punto di vista radiologico, salvo le verifiche previste
• la tionite analizzata, rifiuto del processo, ha livelli di radioattività comparabili con alcune materie naturali e può quindi essere destinata in discarica per rifiuti non pericolosi
• lo smaltimento delle tele filtranti (altrimenti dette filtri di Moore, costituiscono il punto principale di accumulo, durante il processo di lavorazione, dei radionuclidi naturali presenti nella materia prima) deve invece essere gestito tenendo conto di volta in volta della radioattività del rifiuto.
• Quest’ultimo aspetto (la gestione e lo smaltimento delle tele filtranti) ha dato origine all’indagine della magistratura in corso, e alla quale l’Agenzia collabora attivamente.
I risultati del rapporto di ispezione ambientale effettuato dall’Agenzia sono stati trasmessi ad ISPRA e al Dipartimento di Prevenzione della ASL 9, enti cui competono gli aspetti relativi alla salvaguardia dei lavoratori e della popolazione, e, successivamente alla provincia di Grosseto, ente competente per l’autorizzazione della società in questione».