di Sabino Zuppa
MONTE ARGENTARIO – Il Comune di Monte Argentario discuterà delle osservazioni al Pit, il piano regionale con valenza paesaggistica, nella sede del consiglio comunale il giorno 29 settembre alle ore 9. Questa la decisione della maggioranza del sindaco Arturo Cerulli che, prima di consegnare alla Regione Toscana le sue eventuali critiche o suggerimenti al Pit, le porterà in assemblea consiliare pubblica affinché siano vagliati anche dall’opposizione. Una scelta che si differenzia da quella fatta dagli altri comuni limitrofi che hanno scelto strade differenti per arrivare alle loro conclusioni: Orbetello, dopo un lungo periodo di polemiche dell’opposizione, ha portato già da tempo le sue analisi in una commissione a cui ha partecipato l’opposizione, mentre Capalbio ha emesso in proposito una delibera di giunta sui cui contenuti c’è ancora del riserbo.
Ma Cerulli ha pensato di distinguersi perché ritiene il passaggio in consiglio comunale un atto dovuto: «Mi sembra corretto questo tipo di iter perché il consiglio comunale ha più titoli, contiene i rappresentanti di tutti i cittadini, anche quelli che non la pensano come la maggioranza – spiega il sindaco dell’Argentario – e naturalmente la nostra speranza è che le osservazioni degli uffici tecnici siano approvate a maggioranza. Quanto ai contenuti di esse è chiaro che noi cercheremo di attrarre l’attenzione degli organi regionali sulle specificità di Monte Argentario, un territorio particolare che rischia di essere penalizzato fortemente da certe scelte. Stiano tranquilli in Regione, che la tutela ambientale del territorio è uno dei nostri obiettivi principali: e lo abbiamo dimostrato con la nostra lotta ad abusi come quelli delle casette della Feniglia, di piazzale Candi e del Palomabari, i quali si sono sviluppati durante un lungo periodo di “sinistra dormiente”. Ed un’altra cosa che non ci sembra giusta è il fatto che, con un colpo di spugna, vengano invalidati strumenti urbanistici che necessitano di lavoro e tempo per essere approvati. Sarebbe ingiusto oltre che inadeguato – conclude Cerulli – scaricare nuovamente sulla collettività i costi di un nuovo regolamento urbanistico o di un nuovo piano strutturale che sono atti che si raggiungono dopo percorsi burocratici lunghi ed onerosi».