di Barbara Farnetani — Tweet to @Babi_Farnetani
GROSSETO – Non è stata una buona stagione quella appena trascorsa, per chi lavora nel turismo. Il maltempo e la crisi si sono sommati moltiplicando contratti super flessibili e vaucher. «Non sempre le maggiori presenze corrispondono con maggiore occupazione – afferma Alessandro Gualtieri della Fisascat Cisl – a livello regionale sembra ci sia stato un piccolo incremento, il fatto è che qui da noi la gente ha lavorato a singhiozzo, spesso con contratti, se possibile, ancora più precari di quelli stagionali, tanto che qualcuno potrebbe non aver accumulato neppure i giorni necessari per la disoccupazione».
«Da un punto di vista turistico l’Italia è scesa, da un punto di vista di presenze internazionali, dal secondo al quinto posto – prosegue Gualtieri -, siamo stati superati anche dalla Cina. Anche a causa del maltempo di luglio si sono moltiplicati i contratti a chiamata. C’è sempre più spesso un uso diffuso della flessibilità irregolare, che non prevede riposi giornalieri, o il caso di una ragazza costretta a restare in albergo, quando c’erano feste, anche sino alle 3 di notte e poi la mattina dopo fare le colazioni».
«Con la crisi – lamenta Gualtieri – anche le aziende di qualità hanno deciso di abbassare i prezzi, ma i prezzi, queste aziende, li abbassano abbattendo il costo del lavoro. Ossia facendo fare meno ore al personale. Meno ore lavorate, però, significa meno qualità delle strutture e dei servizi. Come sindacato, già in passato, avevamo proposto un contratto integrativo provinciale con dentro una flessibilità regolare. Ma non si giunse a nulla. Forse le aziende preferiscono quella irregolare che costa meno. Il mio timore è che si faccia come le compagnie aeree, che abbassano i prezzi all’inverosimile sino a chiudere. Se un cinque stelle si può trovare a 49 euro, compresa la colazione, piano piano quello non potrà più offrire i servizi di un cinque stelle. Sull’Adriatico hanno già iniziato a reclutare gente dell’est nei paesi d’origine. Vanno con i pullman e li assumono in loco, con i contratti locali. Poi li portano qua per la stagione, con i lavoratori costretti a dare anche una parte degli stipendi ai caporali».
«Si parla spesso di allungare la stagione – afferma ancora il segretario della Fisascat Cisl – ma per farlo servono investimenti, anche pubblici. Le aziende non possono essere lasciate sole. Un tempo con i mesi pieni si pagava l’apertura in quelli meno pieni, alcuni stabilimenti riuscivano ad aprire già a marzo. Ora non si può più. È già tanto se riescono ad aprire a maggio. Se poi si vuole puntare sugli stranieri, allora, vado controcorrente rispetto alle “teorie” locali: sono d’accordo con il governatore Rossi, la promozione deve essere fatta tutti assieme, come Toscana, ma ancor meglio come Italia, perché il piccolo non avrà mai la capacità di penetrazione necessaria: guardiamo a quel che hanno fatto la Spagna e la Francia. La Maremma, da sola, non funziona». Ma la Cisl pensa anche al mercato italiano «Senza un aumento dei salari e la capacità di acquisto degli italiani saranno sempre meno quelli che vanno in vacanza».
Pure superare queste difficoltà, propone Gualtieri «Potremmo investire le risorse spese per allungare la stagione abbassando magari le tasse per chi assume, o per chi investe, evitando incentivi a pioggia. Far pagare meno a chi crea lavoro, anche attraverso la riduzione delle tasse locali. Fare accordi per la flessibilità utilizzando strumenti come la banca delle ore. E ancora recuperare competitività aumentando al qualità degli addetti, magari in sinergia con la scuola alberghiera. La formazione è fondamentale. Certo rispetto agli anni ’90 in cui si finanziavano i corsi per dar soldi a chi li organizzava c’è stato un miglioramento, ma si può ancora migliorare. Utilizzando i fondi professionali, cosa che le aziende non fanno. Noi ad esempio, ai nostri iscritti abbiamo offerto un progetto formativo con 9 tipologie differenti di corsi, a cui hanno partecipato oltre 300 persone. Corsi di vario tipo, puntando su ciò che serve alle aziende, per questo abbiamo inserito russo e tedesco. La chiave è puntare sulla qualità. Tanto è vero che non tutto è andato male: le aziende che hanno investito in qualità hanno avuto il ritorno, andando meglio delle altre e rappresentando un esempio virtuoso da seguire. Ad avere più difficoltà è stato chi ha puntato solo sul risparmio».
Gualtieri conclude invitando i lavoratori stagionali ad andare alla Cisl per far richiesta di disoccupazione «Non serve più fare la fila nei centri per l’impiego, facciamo tutto noi. Chi ha lavorato per 13 settimane in 12 mesi ha diritto alla Mini Aspi, e prenderà di disoccupazione l’equivalente della metà del periodo per cui a lavorato: ossia, chi lavorato 20 settimane prenderà l’equivalente di 10. Chi invece in due anni ha lavorato 52 settimane avrà diritto alla disoccupazione per otto mesi se il lavoratore ha meno di 50 anni, mentre il tempo si allunga sino a 12 mesi se ha più di 50 anni».