GROSSETO – «L’agricoltura non è una minaccia per il paesaggio della Maremma e della Toscana, ma lo strumento che lo ha modellato». È questa la posizione di di Leonardo Marras, responsabile della segreteria regionale Pd per le attività produttive e l’agricoltura.
Un intervento, quello del presidente uscente della provincia di Grosseto, che si inserisce nel dibattito in atto in questi giorni sul nuovo Piano Paesaggistico della Regione Toscana.
«Solo a partire da questa consapevolezza, con il recepimento di osservazioni di sostanza, il nuovo Pit-Piano paesistico potrà ritrovare un equilibrio accettabile tra tutela pesistica ed esigenze dei produttori. Viticoltori o altro che siano: non mancano infatti situazioni puntuali che vanno profondamente riviste».
«Per avere un’idea di ciò che potrebbe succedere in provincia di Grosseto, basta prendere ad esempio uno dei vincoli archeologici più estesi del mondo, tra Capalbio e Manciano, istituito dai funzionari ministeriali su un’area di 7.000 ettari per impedire il passaggio dell’autostrada. Sappiamo che di lì l’autostrada non passerà più – e che forse ahinoi, non si farà mai – Ma è chiaro che esso va circoscritto alle aree archeologiche effettive, perché gl’impianti di acquacoltura di Orbetello non costituiscono una minaccia per l’ambiente, ma sono una moderna attività produttiva e una fonte insostituibile di ricchezza e lavoro».
«L’approccio accademico del Piano, d’altra parte, ha messo in evidenza un pregiudizio culturale che si è tradotto nella logica dei divieti a discapito di quella degli incentivi, relegando in secondo piano le politiche per l’agricoltura. Rovesciando il punto di vista, potremmo semplificare dicendo che il vero strumento di tutela del paesaggio agricolo toscano, è senz’ombra di dubbio il Piano di sviluppo rurale (Per)».
«Naturalmente le cose sono un po’ più complicate, per cui Pit e Psr sono due facce di una stessa medaglia. Anche se, a proposito di complicazioni, una delle promesse mancate del Pit è certamente quella della semplificazione procedimentale e della riduzione dei tempi di autorizzazione. Il Piano paesaggistico, infatti, sarà immediatamente prevalente sulle previsioni dei Piani territoriali e urbanistici, obbligando i Comuni a trasmettere sia al Ministero che alla Regione i propri Piani strutturali e Regolamenti urbanistici (sia all’adozione che dopo l’approvazione delle controdeduzioni) per sancirne la coerenza con il Pit. Dilatando oltremodo i tempi già lunghi e complessi di approvazione degli strumenti urbanistici, vista l’attuale inadeguatezza delle Soprintendenze a fronteggiare le nuove competenze».
«Come se non bastasse, il Pit-Piano paesaggistico reintroduce un’ulteriore Conferenza di servizi per i Piani attuativi che investono beni paesaggistici. Infine, ma non ultima per importanza, l’Autorizzazione paesaggistica per i beni che ricadono in zona di vincolo (sia diretto che indiretto) prevede due pareri sullo stesso vincolo da parte della competente Commissione comunale e del Soprintendente, rimanendo atto autonomo e presupposto per ottenere il successivo permesso di realizzare (o Scia, ecc) l’intervento urbanistico-edilizio. Mentre si estende il vincolo ex Galasso a tutti i corsi d’acqua, a fronte della richiesta di limitarlo a quelli pubblici, complicando oltremodo le pratiche agricole e moltiplicando i procedimenti».
«Insomma, detta così, appare un Leviatano burocratico amministrativo che rischia di aggravare enormemente il carico degli adempimenti a carico di imprese e Autonomie locali. È troppo importante quindi affrontare questa fase con grande concretezza sapendo di trovare la Regione disponibile a cambiare e a dotarsi di uno strumento davvero utile per tutela e sviluppo».
«Per tutti questi motivi è bene che tutti presentino le proprie osservazioni al Pit, nella convinzione che la Regione le vaglierà restituendo un atto molto più chiaro e snello, capace di proteggere e tutelare ma anche di garantire lo sviluppo della Maremma e di tutta la Toscana».