MARINA DI GROSSETO – «I recenti, ripetuti allarmi sulla “crisi” delle Pinete litoranee della Maremma stanno ottenendo i primi importanti effetti, mentre cresce l’attenzione del mondo ambientalista e della società civile su un problema che danneggia l’intera collettività». Il comitato “Salviamo le pinete” parla della situazione a Marina di Grosseto, Principina a Mare e Castiglione della Pescaia. «Le pinete storiche che arricchiscono le nostre coste sono infatti parte essenziale del paesaggio italiano, e in loro difesa si è costituito nei giorni scorsi, a Marina di Grosseto, un gruppo volontario dal nome emblematico: “Salviamo le Pinete!”. Il Gruppo non intende assistere passivamente alla disgregazione di un patrimonio unico, prezioso polmone di ossigeno e aria balsamica, riserva di frescura e mitigatore del clima, scrigno di biodiversità e formidabile attrattore turistico, parte della storia stessa, della cultura e dell’identità delle comunità che vi vivono».
«A minacciare le Pinete congiurano vari fattori, che preoccupano sempre più: dagli incendi dolosi all’urbanizzazione crescente, dalla penetrazione dei veicoli (ansiosi di creare comodi parcheggi), all’uso di biocidi e diserbanti, dal diffuso emungimento delle falde idriche ai tagli eccessivi, scriteriati e spesso abusivi. Ma l’ultima seria minaccia alle Pinete Grossetane sembra individuata ora in un parassita infestante, il Matsucocco, insidiosa cocciniglia che attacca il Pino marittimo – precisa il comitato -. Un problema che sollecita attenzione e cure, ma non giustifica certo la strage di alberi attualmente in corso. Perché in realtà, il vero pericolo, ben più subdolo e insidioso, è che il Matsucocco diventi un comodo alibi per chi, per ragioni spesso inconfessabili, anela al taglio a raso e alla “urbanizzazione strisciante” delle Pinete. In verità, infestazioni periodiche di insetti e funghi dannosi si sono spesso verificate a carico di alberi (come olmi, castagni, cipressi, palme e pini), ma si tratta di fenomeni ciclici, che possono essere controllati e respinti con strategie ben diverse, non invasive ma selettive. Per di più, talvolta la reazione degli stessi alberi porta alla sopravvivenza di forme resistenti ai parassiti. Nel caso del Matsucocco, il pericolo incombente (peraltro esagerato per interessi di parte, come spesso avviene nel caso degli allarmi autunnali per le influenze in arrivo) può rappresentare invece un’ottima occasione per ricorrere, piuttosto, a terapie oculate, attente alla conservazione e alla rigenerazione delle Pinete, con tutto il sottobosco e gli ambienti retrodunali, che sono parte essenziale di questo ecosistema, che è anche un autentico “paesaggio culturale” bene comune protetto dalla Costituzione Italiana e dalla Convenzione sul Paesaggio del Consiglio d’Europa».
«In conclusione, il Matsucocco può certo provocare danni locali e limitati al Pino marittimo, che però non giustificano in alcun modo la totale devastazione e soppressione del bosco – continua il gruppo Salviamo le pinete -. Si tratta di parassiti secondari che colpiscono piante già sofferenti per altre cause (abbassamenti e/o salinizzazioni delle falde idriche, inquinamenti diffusi attraverso aria, acqua e suolo, danneggiamento del sottobosco). La comoda soluzione sostenuta da politici, burocrati, tecnocrati e tagliatori forestali consisterebbe allora nell’eliminare non le cause dello “stress”, ma il bosco stesso? Ma non prendiamoci in giro: con metodi del genere, farebbero buoni affari soltanto coloro che trasformano gli alberi in denaro, mentre si aprirebbe la strada al dissesto idrogeologico, al peggioramento della qualità dell’ambiente e della vita, e agli immancabili appetiti edificatori. Per questo il Gruppo “Salviamo le Pinete!” ha detto basta ai tagli eccessivi e fuori regole, dove nessun serio controllo preventivo o successivo viene effettuato sugli alberi e arbusti abbattuti, i quali non risultano neppure “martellati” dalla Forestale. E ritenendo illegittime le procedure, presenterà motivati e documentati esposti alle Autorità di controllo e alla stessa Magistratura. Attendendo così di poter fare piena luce su un inammissibile scempio mascherato, che era già stato ripetutamente segnalato alla pubblica opinione ed alle Autorità competenti».