GROSSETO – «Per essere accettata, una norma deve essere considerata utile. Quando non è così il fallimento – come si dice –, è annunciato». Così Renzo Alessandri, direttore provinciale Cna parla del Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti. «Un sondaggio della CNA conferma a pieno questa tesi – prosegue Alessandri -.“DUE” è infatti il voto che, in una scala da uno a dieci, le imprese hanno assegnato al Sistri. Una bocciatura senza riserve e senza neppure “l’appello” a settembre. A infliggere una così dura “condanna” un campione altamente rappresentativo (circa 1.700 imprese associate – alcune decine di queste operano nella nostra provincia –), tutte soggette al sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti».
«Premesso che per la stragrande maggioranza degli imprenditori coinvolti nella ricerca (l’82 per cento circa), la tracciabilità dei rifiuti è un obiettivo irrinunciabile, è proprio la procedura Sistri ad essere ritenuta inadeguata dal 90 per cento delle imprese – continua la Cna -. La bocciatura, come abbiamo detto è totale e gli intervistati non ne salvano assolutamente nulla. Aveva l’obiettivo di sostituire il precedente sistema (quello cartaceo) con uno strumento più avanzato tecnologicamente ma alla funzionalità dei dispositivi e della piattaforma software (voto medio pari a 2,3) il 60 per cento degli interpellati assegna addirittura “UNO”, appena “DUE” arriva dall’11 per cento e “TRE” dal 7,5 per cento. Un giudizio pesantissimo che non risparmia la gestione delle procedure. La valutazione media, anche qui, è molto bassa (2,2) e scaturisce dallo striminzito “UNO” assegnato dal 60 per cento delle imprese, da un “DUE” che infligge l’11 per cento del campione e dal “TRE” che è arrivato dal più “generoso” 9 per cento di coloro che hanno implementato SPONTANEAMENTE (per partecipare al sondaggio dovevano collegarsi ad un format on line) alla RILEVAZIONE».
«Ancora peggiore, se possibile, è il voto sulla chiarezza e sull’applicabilità della normativa. La media, anche in questo caso non va oltre il “DUE” (il dato disaggregato dice che il 63 per cento si ferma ad “UNO”, il 12 per cento si spinge fino a “DUE” e solo il 9 per cento arriva a “TRE” – continua Alessandri -. L’esasperazione che emerge da queste risposte non ha trovato sfogo, purtroppo, nei rapporti del sistema con i con i clienti/utenti. Solo il 6,4 per cento delle imprese che utilizzano (o hanno utilizzato) il Sistri è soddisfatto del sostegno offerto da quello che avrebbe dovuto essere il servizio di “customer care” (un giudizio in netto contrasto con la valutazione tutta positiva espressa, invece, dalla Commissione di collaudo del Sistri istituita presso il ministero dell’ambiente, una ulteriore dimostrazione della distanza che separa il “Palazzo” e la gente».
«Il Sistri inoltre, oltre a non fornire vantaggi operativi, è risultato estremamente costoso – precisa il direttore Cna -. Quasi tutte le imprese intervistate hanno infatti hanno registrato oneri economici aggiuntivi dopo la sua introduzione (il 45 per cento di trasportatori e recuperatori/smaltitori – una delle categorie più esposte – ha sostenuto nuovi costi superiori ai 10mila euro con punte che hanno raggiunto i 50mila). Le stesse imprese non obbligate a utilizzare il Sistri stanno soffrendo l’onerosità che questo scarica su tutto il sistema. Quasi la metà, infatti, segnala aumenti dei prezzi applicati nel trasporto/gestione dei rifiuti e difficoltà procedurali nel conferimento ai trasportatori (il 42 per cento ritiene che l’esclusione dal Sistri di alcune tipologie d’impresa non basterà a risolvere i problemi che il sistema continua a creare nel mondo imprenditoriale). Non bastassero i costi economici, il Sistri alle imprese ha complicato soprattutto la vita: il 18 per cento segnala infatti un rallentamento dell’attività ordinaria, il 14,6 per cento ha dovuto ricorrere a personale aggiuntivo mentre il 12,6 per cento si dice addirittura impossibilitato a completare – in barba alla tutela dell’ambiente – la stessa presa in carico dei rifiuti».