FOLLONICA – Penelope o dell’attesa. È questo il titolo del doppio appuntamento che si terrà sabato 6 settembre alle 21, al Casello idraulico di Follonica, con la presentazione, in contemporanea, del libro “Penelope o dell’attesa” di Antonio D’Alonzo e della mostra pittorica “Penelope mille odissee” dell’artista Sonia Chiti. Domenica 7 sarà poi possibile incontrare gli autori e parlare con loro, sempre presso il Casello idraulico (a fianco un particolare dell’opera di Sonia Chiti).
Dipinti:
«La donna, che nonostante il passare dei secoli ancora spera, aspetta imperitura che il partner divenga uomo, patisce la realtà dell’uomo/bambino, il quale, ieri come oggi, vive la guerra come un gioco dove il prezzo massimo da pagare non è la vita, ma l’onta della sconfitta – affermano gli organizzatori della mostra -. Penelope sente anch’essa le sue Sirene, un turbinio di tentazioni, di rimorsi e di paure, ma ella resiste grazie alla tela dove si rifugia, il suo quotidiano è un Ouroboros alchemico che le permette di ciclicizzare il tempo, uno scudo psichico quale baluardo della disperazione. Nella giostra dei ruoli vi è ancora una donna che con la maternità da figlia diviene madre e l’uomo che nasce figlio e muore ineluttabilmente figlio. Nella Penelope del XXI secolo troviamo una donna che attende ancora giustizia ed imparzialità, ma anche protezione e profondo rispetto».
Libro:
«Nel pensiero dell’autore il mito di fondazione del tempo rettilineo, dominato da un incipit e da un fine ultimo – da un dono o da una rivelazione finale – è fatto risalire ben oltre al giudaismo e al cristianesimo – proseguono parlando del libro -. È individuato nello stratagemma della tela con cui Penelope nell’Odissea ritarda il momento della scelta del successore al talamo nuziale. Da questo mitologema si dipana un complesso reticolo di analisi e riflessioni critiche, suggestioni pop e ricostruzioni tranchant degli eventi che hanno contribuito alla formazione del mito occidentale del progresso indefinito. Lo stile di scrittura dell’autore traghetta il lettore attraverso incursioni folgoranti e pause disincantate nelle fondamenta culturali che testimoniano della tragedia e della speranza di rinascita del nostro tempo. Alla fine della traiettoria nomadica, una sola possibilità emergerà come antidoto al veleno della storia: la rinuncia alle aspettative».