GROSSETO – «Mentre percorrevo via Monterosa non ho potuto fare a meno di fermarmi di fronte allo scempio dei bellissimi pini che sino ad oggi contornavano il vecchio campetto da calcio del “Barbanella”. Da oggi quei pini, quel verde, quell’ombra, quell’ossigeno, non ci sarà più ed al posto loro ancora muri, pareti, schermi e chiusure a delimitazioni di vie pubbliche, di spazi pubblici». Così Massimo Felicioni, della lista civica Grosseto Oggi parla del taglio degli alberi a Grosseto.
«Questa è purtroppo la logica del “grossetano” – prosegue Felicioni -; una città senza più giardini ombreggiati, senza più quinte di verde a decorazione delle vie, dei quartieri, degli esistenti e dei nuovi insediamenti. Diciamocelo con franchezza già Grosseto fuori dallo storico meno recente è città eclettica, priva di una vera logica urbanistica, di modelli architettonici caratteristici e di un decoro urbano voluto ed esclusivo; scialba nelle sue tipologie e architetture costruttive, priva di un piano del colore e di uno materico, in mano sempre più al libero arbitrio anche per il verde. Grosseto città ancora di una pianura fertile, a due passi da un bellissimo fiume, accompagnata da un sistema collinare fantastico, a pochi km dal mare, viene trattata quasi come se si avesse a che fare con una conurbazione un agglomerato privi di radice, di identità, non abbisognante di cura, di amore, di decoro».
«Il verde per coloro che ancora non lo hanno capito incide fondamentalmente sulla qualità della vita di una città sia in termini sanitari che in termini sociali ed economici – ricorda Felicioni -, se questa cultura che non c’e’ più non la si recupera sarà sempre peggio. Credo che un imprenditore che abbia la possibilità di costruire in una area urbana costellata da bellissime e nobili piante adulte che non potrà mai pensare di inserire ex novo considerati soprattutto i costi di acquisto e di impianto, dovrebbe ragionare la loro presenza come un valore economico e caratteristico aggiuntivo, un jolly per il nuovo intervento, ma evidentemente non è cosi. Nel caso specifico di via Monte Cengio – via Monterosa magari poteva essere operata una distanza maggiore tra il futuro costruito ed i filari di pini adulti posti sul perimetro del lotto edificabile e se il problema, oggettivo, fosse quello dei loro fittoni di radice… beh, io non sono un esperto ma ritengo che tra le nuove tecnologie sicuramente esisterà la possibilità di gestire il problema e sicuramente senza doversi trincerare come quasi sempre accade dietro a problematiche di costi di intervento».
«Il problema comunque per questa città che in più occasioni continua a perpetrare danni all’ambiente, alla salute ed alla collettività, rimane e non può più essere tollerato in silenzio o lasciato in mano al libero arbitrio, alle varie sensibilità e idee personali o a quelle di pseudo esperti. Grosseto era una città verde sino agli anni 80 almeno poi si è iniziato a non mantenerle periodicamente ed a tagliare di tutto; adesso a Grosseto le vie cittadine sono da “day after”, non c’e’ quasi più ombra sotto la quale potersi riparare nelle ore calde primaverili ed estive, non esiste più il colore verde e tra poco non ci sarà più nemmeno ossigeno. È opportuno che si consideri l’urgente necessità di affidare l’argomento alla parte scientifica scolastica scevra di interessi diversi, in primis a quella del nostro storico e mitico Istituto superiore di Agraria supportato da uno specifico corso del Polo Universitario di Grosseto».