GROSSETO – «La maxi truffa scoperta dalle forze dell’ordine di Bari che ha portato al sequestro di 400 tonnellate di olio taroccato nelle zone tra la Puglia e la Calabria vede confermati alcuni punti sui quali la Cia – Confederazione Italiana Agricoltori – da tempo chiede attenzione e politiche mirate». Questo il primo commento del vice presidente regionale e presidente grossetano della Cia Enrico Rabazzi alla notizia dell’operazione antifrode della Guardia di Finanza, quantificata in un giro di affari di oltre 100 milioni di euro e a un danno incalcolabile per l’immagine del Made in Italy.
«Il recente sequestro, l’ennesimo, che ha portato alla scoperta di olio venduto come 100% biologico italiano e che invece conteneva addirittura sostanze cancerogene, dimostra he gli organismi pubblici preposti ai controlli, ai quali va tutto il nostro plauso, come il CNAC
( Consiglio Nazionale Anticontraffazione ) sono altamente preparati e qualificati. É con questi organismi di competenza pubblica che la Cia conferma di voler proseguire l’impegno nella dura lotta alla contraffazione e coglie l’occasione per ribadire la sua totale contrarietà a conferire l’incarico a strutture di natura privata, di fatto doppioni, che chiedendo finanziamenti pubblici, finirebbero per gravare ulteriormente sulla collettività». «Altro dato che emerge con forza da questa truffa – aggiunge Rabazzi – è che le frodi si annidano prevalentemente laddove ci sono grandi quantità di prodotto».
“Per questo, come Cia, chiediamo che tutte le strutture che commercializzano olio extravergine 100% italiano vengano costantemente monitorate; chi è in regola non ha nulla da temere, contestualmente, per combattere il fenomeno, ribadiamo l’inutilità, per i piccoli produttori o per coloro che producono per consumo proprio, della tenuta del registro telematico dell’olio e le vidimazioni sul registro Agea. Come Cia abbiamo sempre chiesto una burocrazia più snella e oggi siamo ancora più convinti che le truffe al vero Made in Italy non si contrastano mettendo in ginocchio i piccoli produttori di olio con adempimenti macchinosi e complicati. La burocrazia complica le cose agli onesti senza minimamente scalfire chi si muove nell’illegalità. Chiediamo invece agli organi preposti, con i quali siamo pronti a collaborare” conclude Rabazzi “di contrastare le triangolazioni di olio spagnolo italianizzato venduto ed esportato come eccellenza 100% italiana» .