a cura di Giulio Gasperini
CALDANA La data è in gran parte simbolica, ma oggi, 18 giugno, Caldana compie i suoi primi 450 anni. Era il 1564, infatti, quando Marcello Austini ricevette dal Duca Cosimo de’ Medici l’investitura feudale con il titolo di Conte. Prima di questa data, infatti, Caldana fu distrutta due volte, attorno alla metà del 1300 e poi nel 1455, finché il 19 agosto 1558 fu venduta a Marcello Austini, che pensò anche al ripopolamento del paese, oramai disabitato: 300 persone, secondo alcune fonti, furono ricondotte nel paese. Commissionata dagli Austini anche la nuova chiesa di S. Biagio, gioiello architettonico non solo di Caldana ma di tutta la Maremma intera. Ma pensarono a tutto il paese: “Ricostruirono le case distrutte, piantarono molte vigne e le assegnarono ai coloni che avevano fatto venire da altre zone. Questi dovevano corrispondere ai proprietari un quarto del prodotto, inoltre ebbero i territori per seminare pagando agli Austini un equo terratico e dettero ad ogni famiglia l’uso gratuito di una casa” (Selene Maiani, Caldana).
Il nome degli Austini, famiglia senese, è graficamente controverso. Secondo alcuni storici, infatti, il nome sarebbe Agostani, mentre secondo il sigillo della famiglia che era conservato presso la Biblioteca Comunale di Grosseto, il nome era Agustini. Fu però proprio con l’avvento di questa famiglia che si chiuse per Caldana il periodo delle guerre e delle distruzioni e principiò un “periodo d’oro”, con una ricostruzione totale dell’abitato di Caldana per quella che sarà la sua rinascita più o meno definitiva. Le vicende dinastiche degli Austini sono complesse e varie. Lotte, rami interrotti, mancanza di eredi portarono Caldana a una nuova condizione di decadenza. In particolare, dopo la fine dei diritti feudali, si aprì un lungo conflitto tra gli Austini e i coloni per il possesso della terra. Alla fine si arrivò a un accordo, secondo il quale i coloni potevano diventare proprietari della terra pagando un canone. Questa soluzione, però, non piacque ai caldanesi che abbandonarono le coltivazioni e si trasferirono in altre zone. Da questa nuova condizione di decadenza il paese fu salvato dal Granduca Pietro Leopoldo I il quale, nel 1789, comprò il castello di Caldana da Carlo Chigi per la somma di 28.000 scudi.
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