Torna l’appuntamento con la rubrica de IlGiunco.net “Hello Web, la comunicazione al tempo di internet”
a cura di Marco Gasparri*
Il dato non ha bisogno di inutili conferme, basta indagare tra le nostre abitudini per capire che, per le nostre vacanze, sempre più spesso, la ricerca di camere di albergo avviene ormai su Internet. Scavalcando, quindi, non solo le agenzie turistiche tradizionali, ma anche gli stessi alberghi. Questo perchè la destinazione delle nostre ricerche su Google ci porterà quasi sempre ad atterrare virtualmente su Expedia o su Booking, due portali stabilmente nella prima pagina del più importante motore di ricerca grazie alle loro potenzialità di investimento.
Pochi sanno, però, che le strutture ricettive per comparire su questi Olta (on line travel agencies) firmano un contratto che vincola loro a riconoscere una commissione (che ormai raggiunge il 30% del prezzo finale pagato dal cliente), ma soprattutto impedisce agli albergatori di praticare prezzi più bassi di quelli comunicati a questi due portali (clausola di parity rate) pena l’estinzione del contratto e quindi sostanzialmente la sparizione da Google.
Per questi motivi l’Autorità Antitrust ha aperto da pochi giorni un’istruttoria nei confronti di Expedia e Booking.com per limitazione della concorrenza. Un intervento replicato anche nei confronti di un altro gigante del web, Tripadvisor, messo sul banco di accusa perché incapace di bloccare le false recensioni di alberghi, ristoranti e bar.
La medaglia come sempre ha due facce. La prima è che di sicuro svenarsi per essere inseriti su queste due piattaforme rischia di divenire un gioco poco remunerativo per gli imprenditori del turismo con conseguenti minori ricavi e abbassamento generale della qualità dei servizi offerti.
La seconda faccia, invece, è che su queste due piattaforme la varietà degli hotel segnalati è infinita, come la scelta per il cliente finale può facilmente reperire il miglior rapporto qualità/prezzo.
Insomma quella nelle mani dell’Antitrust è una patata davvero molto molto bollente poichè sarà necessario tutelare sia i consumatori finali sia le imprese alberghiere.
La cosa certa è che, d’altro canto, un paese come il nostro, che punta molto sul turismo, non può certo scavare il terreno sotto i propri piedi. E’ innegabile che Expedia e Booking.com hanno dato a tantissime piccole aziende una vetrina globale che da sole non si sarebbero nemmeno sognate di poter avere.
L’altra considerazione è che questa vicenda è spinosa solo in Italia poichè, come al solito, ci dimostriamo un paese molto arretrato rispetto alle nuove tecnologie. Un Paese in cui i piccoli hotel, per vendere sul web, hanno per forza bisogno di Expedia o Booking, perchè magari o non hanno un sito web, o non hanno mai investito risorse nella promozione di esso. Non è così in Francia, Germania e Olanda dove i i “Piccoli dell’«hoteleria»” tengono testa ai colossi perchè hanno sviluppato nel tempo strategie e sinergie on line alternative.
* Marco Gasparri è Direttore di Studio Kalimero, agenzia di comunicazione e marketing. Si occupa da sempre di innovazione e di divulgazione di nuovi media e tecnologie.