GROSSETO – Il 1 Maggio, Festa dei lavoratori, la Chiesa di Grosseto desidera farsi interprete della sempre più dilagante richiesta di occupazione buona e sicura da parte di tanti giovani della nostra terra, ma anche di donne e uomini che in età più adulta sono posti ai margini o fuori dai processi produttivi a causa della crisi economica.
Domani alle 12, nella Cattedrale di san Lorenzo, celebreremo una Messa nel giorno in cui la Chiesa ricorda san Giuseppe come lavoratore artigiano, che col suo impegno quotidiano, la sua serietà e la sua fatica è modello per ogni persona che, potendo lavorare, assicura a se stessa e ai propri familiari una vita dignitosa e contribuisce, così, “al continuo progresso delle scienze e della tecnica, e soprattutto all’incessante elevazione culturale e morale della società, in cui vive in comunità con i propri fratelli”. (Giovanni Paolo II, enciclica Laborem Exercens)
Eleveremo la nostra preghiera a Dio sia per ringraziare del lavoro buono che ancora c’è, sia per sostenere la speranza di chi nella nostra terra cerca un lavoro e non lo trova, è in cassa integrazione o in mobilità o licenziato. E’ un dramma spaventoso di cui la Chiesa vuol farsi voce, perché laddove una persona è privata del diritto di esprimere se stessa attraverso il lavoro, è ferita nella sua dignità di creatura fatta a immagine e somiglianza del Dio-Amore, capace di contribuire col proprio ingegno, la propria intelligenza e sensibilità al progresso e al benessere di un popolo.
C’è dunque bisogno di pregare e di impegnarsi tutti, perché il lavoro torni ad essere al centro della riflessione pubblica, affinché si individuino tutte le soluzioni possibili a far sì che ogni persona possa esprimere pienamente se stessa esercitando questo diritto fondamentale.
La Chiesa di Grosseto vuole essere vicina a tutti coloro che vivono questi drammatici momenti e desidera anche confermare la propria vicinanza e stima a quanti si impegnano perché il lavoro sia sempre più dignitoso, sicuro, sano e non stravolga, nel suo quotidiano svolgimento, i ritmi di vita individuali e familiari.
La Chiesa incoraggia e ringrazia anche le tante imprese sane, le realtà produttive e associative che arricchiscono di sempre nuove competenze e di ingegno il nostro territorio, che rischiano, non fuggono altrove, trasmettono esperienze, passione per il lavoro e stimolano quella capacità di fare e di saper fare, che può garantire uno sviluppo sano della nostra economia.
E’ l’impegno di tanti lavoratori, imprenditori e forze sociali a testimoniare che il lavoro buono si può creare ed è responsabilità di tutti.
In questi giorni assistiamo alla mobilitazione dei lavoratori del commercio sulla questione delle aperture domenicali e festive. Desideriamo ribadire le ragioni che da anni ci fanno dire che il lavoro è per l’uomo, non l’uomo per il lavoro. Come scriveva san Giovanni Paolo II nella Laborem Exercens del 1981, la Chiesa “ritiene suo compito richiamare sempre la dignità e i diritti degli uomini del lavoro” e “contribuire ad orientare questi cambiamenti perché si avveri un autentico progresso dell’uomo e della società”.
Restiamo convinti che nulla possa valere di più del tempo, delle relazioni familiari ed amicali, della possibilità, per ogni donna e per ogni uomo, di fermarsi per celebrare la festa. Sono bisogni essenziali di ciascuna persona, per non perdere di vista la prospettiva per la quale anche la fatica quotidiana acquista un senso nuovo e con essa il riposo del corpo per rigenerare spirito, mente, cuore, rinsaldare gli affetti.