a cura di Giulia Carri
OSLO – Gianni Zullo, di Grosseto, dal 1999 vive in Norvegia per amore.
Dove vivi e lavori adesso?
Vivo a Oslo in Norvegia e lavoro come consulente, presso il Comune di Oslo, per persone non udenti residenti a Oslo. Queste persone si rivolgono a me, per informarsi sui propri diritti all’interno della comunità, o quando hanno bisogno di accedere a particolari strutture o servizi. Per esempio, se richiedono un interprete per comunicare con gli udenti e vogliono garantirsi un corretto scambio d’informazioni; o quando hanno bisogno di dispositivi speciali per non udenti, come il campanello che suona lampeggiando, la sveglia che vibra invece di suonare e molte altre cose…
Quando è cominciata la tua vita all’estero?
Nel 1999. Ero fidanzato con una ragazza Norvegese da due anni quando ho deciso di andare ad abitare in Norvegia insieme con lei.
La mia esperienza è cominciata andando in una scuola per non udenti adulti a Ål, un piccolo paese di montagna tra Oslo e Bergen. In quella scuola ho impararato il Norvegese, la lingua dei segni Norvegese, e ne ho studiate anche la cultura e le usanze. La mia compagna fortunatamente trovò lavoro nella scuola che frequentavo, e questo ci ha permesso da subito di condividere tanto della Norvegia. Quel primo anno di studio è stato importante per raggiungere una buona conoscenza del Norvegese e della lingua dei segni Norvegese, che poi sono state fondamentali per la mia carriera.
Perché hai deciso di andare via?
Per tre motivi, il primo per amore, oggi sono sposato con la donna della mia vita e dopo 15 anni di convivenza (e 13 di matrimonio) ho due bambini di 11 e 9 anni. Il secondo motivo per lavoro, dopo la scuola a Ål ho subito trovato lavoro, sia prima sia dopo la laurea che ho preso nel 2008.
Inizialmente pensavo di tornare in Italia, ma quando mi sono reso conto di avere più possibilità di lavoro in Norvegia che in Italia, ho rimandato in continuazione il mio ritorno, e poi gli anni sono passati e la mia vita si è costruita qua.
Il terzo motivo è il modo in cui la sordità è considerata e inclusa nella vita quotidiana della Norvegia. E` molto più facile essere sordo in Norvegia, qui mi hanno aiutato a integrarmi e a realizzare la mia vita, sia privata sia professionale. In questo paese ti supportano il più possibile per diventare indipendente in tutti i campi. In Italia purtroppo non ho avuto questa esperienza.
Come ti trovi? Che cosa ami di più e a cosa non riesci ad abituarti del paese dove sei?
Mi trovo benissimo a Oslo. Ho una bella famiglia e un lavoro che mi piace tanto. Oggi mi sono abituato alla vita ed alle usanze Norvegesi e mi piace la vita qui. Agli inizi mi sono dovuto abituare a una vita più frenetica, a un solo vero pasto al giorno invece dei due come in Italia e al lungo inverno, ma ormai non è più difficile convivere con queste cose.
Cosa ti manca e come vivi la Maremma dall’estero? Torni spesso?
Ho sempre pensato che la Maremma sia un posto bellissimo e sono fiero di essere maremmano. Ora che vivo all’estero l’apprezzo ancora di più. Ogni anno vengo in Italia in media tre volte. Quello che mi manca davvero sono i miei genitori. Anche se ci vediamo diverse volte l’anno, mi manca averli accanto.
I tuoi amici e le persone che frequenti conoscono la nostra terra?
Sì, i genitori di mia moglie sono venuti in Italia tante volte. Quando mi sono sposato a Grosseto tanti amici Norvegesi sono venuti. La Maremma è piaciuta molto a tutti, e tanti di loro mi hanno dato del pazzo per essere andato via da lì.
Che cosa potenzieresti della Maremma per migliorarla?
Nulla. E` bellissima com’è.
Cosa non cambieresti mai?
Il cibo!
Che cosa consiglieresti alle persone italiane che vivono l’esperienza della sordità?
E’ un po’ difficile dare dei buoni consigli perché la vita in Norvegia è molto diversa da quella italiana. In Italia parlo in italiano mentre in Norvegia uso il linguaggio dei segni. Dopo avere imparato la lingua dei segni norvegese, mi sono reso conto che potevo accedere a molte più informazioni. Qua uso moltissimo l’interprete della lingua dei segni sia in privato sia al lavoro. So che può sembrare strano, ma la possibilità di usare l’interprete m’include nell’ambiente sociale a ogni livello.
In Italia non ho mai imparato il linguaggio dei segni (LIS) e sono cresciuto parlando normalmente l’italiano. Questo mi permette di seguire bene una conversazione tra due persone, ma quando sono in gruppo, mi perdo moltissime informazioni e sono completamente escluso nonostante quelle persone sappiano della mia sordità. Purtroppo gli udenti spesso non sono in grado di capire la situazione in cui i sordi si trovano, anche dopo averlo ricordato mille volte.
Penso che i sordi italiani debbano assolutamente imparare due lingue, l’italiano e il linguaggio dei segni. Più lingue imparano e più possono comunicare e apprendere.
Il governo italiano dovrebbe imparare dai paesi europei come l’Inghilterra, la Svezia, la Norvegia e altri, su come aiutare le persone sorde per farle diventare autonome, indipendenti e rispettate.
Torneresti ?
Oggi no, ma in futuro chissà anche se temo che sarà molto difficile se non cambiano le cose. Più tempo passa e più mi sento integrato in Norvegia, addirittura adesso quando penso e parlo con me stesso lo faccio in Norvegese. Pero’ quando mi arrabbio, mi esprimo sempre in Italiano!