PITIGLIANO – “Da alcuni giorni ci arrivano voci relativamente al ricollocamento di alcune prestazioni di radiologia programmate sull’ospedale Petruccioli di Pitigliano. Contattando la Ausl ci hanno confermato del momento di difficoltà per l’indisponibilità di più medici radiologi contemporaneamente”. Così riferisce il Comune di Pitigliano in merito all’ospedale.
“Sembra stiano aspettando qualche giorno per capire se il problema si risolva in fretta o se sia necessario procedere con soluzioni più strutturali – prosegue il Comune -. Stiamo monitorando con attenzione la situazione e presidieremo affinché il servizio torni ad essere garantito già dai primi di giugno. Ad ogni modo la questione di alcune assenze momentanee mette in luce una problematica evidente: la carenza di personale medico rischia di far venire meno i servizi ai cittadini. Non è possibile risolvere in breve tempo l’annosa questione della carenza di personale medico a livello nazionale. Ma, dato il contesto, possono essere studiate alcune soluzioni per consentire il mantenimento dei servizi. La questione della radiologia ne è un esempio lampante e la risposta è semplice: telerefertazione”.
La tele refertazione è attualmente utilizzata per le urgenze di pronto soccorso e per i ricoverati in medicina presso l’ospedale di Pitigliano. Non ha bisogno del medico radiologo ma solo del tecnico di radiologia, con la refertazione che viene fatta a distanza.
“Questa tecnica funziona benissimo ed è sperimentata da tempo in molti ospedali. Perché allora non usarla anche per le visite programmate? Beh, sembra che ci siano delle linee guida nazionali che lo impediscano – concludono dal Comune -. Non siamo certo noi a dover dire cosa è sicuro o meno in ambito radiologico e non ci sostituiamo ai comitati scientifici, ma la realtà dei fatti ci porta a pensare che se la tele refertazione viene usata per le urgenze, può essere usata anche per le visite programmate. Siamo qui allora a chiedere con forza che chi di dovere rivaluti questa situazione poiché l’alternativa sarebbe quella di non garantire ai cittadini delle zone periferiche, pari accesso alla diagnosi e alla cura dei cittadini di città… e questo non possiamo permettercelo”.