ALBINIA – «L’azienda di Luigi Farina di Albinia, la settimana scorsa ha avuto visita, per l’ennesima volta, dal lupo che ha privato di due capi il suo gregge ed ha messo a dura prova agnelli e pecore per lo spavento subito» a raccontarlo Mirella Pastorelli presidente comitato pastori d’Italia. «L’altra predazione è avvenuta all’azienda di Enrico Bargagli in località Marsiliana; l’allevatore preoccupato per il gregge e per la sua famiglia ha denunciato la predazione di una pecora e la dispersione di alcune».
«Situazione non più sostenibile nelle nostre campagne maremmane, ridondanti di lupi ed ibridi. Una carneficina che non si arresta. Tutti guardano inorriditi, ma senza fare nulla. Gli allevatori hanno sperato fino all’ultimo nel declassamento del lupo, prima delle elezioni europee, ma altra delusione: tutto slittato a tempi biblici, senza una valida motivazione visto che la specie lupo non è più a rischio. Così mentre si allungano i tempi, i lupi scorrazzano per le campagne, decimando allevamenti e mettendo a rischio la tenuta delle aziende. Aziende che, in un anno, si sono ridotte di quasi 20.000. Dato comunicato dal censimento dell’anagrafe nazionale zootecnica al 31 dicembre 2023».
«A livello nazionale l’Anagrafe ha dichiarato la presenza di circa 6,9 milioni di capi, di cui poco meno di 6 milioni di ovini e il restante caprini. A livello territoriale, circa il 70% del patrimonio si localizza in quattro regioni: Sardegna il 45,5%, Sicilia l’11,5 % , Lazio 8,6% e Toscana 4,5%. È stata registrata una forte diminuzione degli allevamenti con un calo particolarmente significativo nell’ultimo quinquennio che si quantifica in -20% tra il 2023 e il 2019. Analizzando i numeri vediamo che gli allevamenti ovicaprini attivi a fine 2023 sono stati 112.385 e in un solo anno sono sparite quasi 20.000 aziende, dopo un periodo piuttosto critico soprattutto sul fronte degli aumenti che hanno interessato i costi di produzione ed il gregge ha subìto una contrazione nell’ultimo quinquennio, che è risultata più accentuata proprio nel 2023 (-9,3% rispetto al 2019) la causa è da attribuire alla presenza del lupo – continua Pastorelli -. Dopo un quadro così desolante non possiamo più ascoltare le false promesse di chi non ha a cuore un patrimonio che sta scomparendo. Da anni l’unica soluzione, da parte di chi dovrebbe risolvere il problema, è l’erogazione di incentivi. Zuccherino che gli allevatori da tempo dichiarano di non volere, mentre chiedono di poter lavorare indisturbati in modo da non sprecare soldi pubblici».