GROSSETO – Il giudice del lavoro di Grosseto ha accolto il ricorso che la dipendente di un’associazione aveva proposto nello scorso mese di marzo per chiedere la cessazione delle molestie sessuali ricevute per un lungo periodo di quasi due anni dal presidente dell’ente.
La donna, che si era rivolta in un primo momento a Cisl Grosseto – Funzione Pubblica, con l’assistenza dell’avvocato Silvia Muratori, ha poi presentato ricorso per chiedere la rimozione della condotta discriminatoria, sulla base di quanto previsto dal codice delle pari opportunità. Il giudice ha accertato le molestie e oltre più riconosciuto che le molestie sessuali sono assimilabili alle discriminazioni. E per questo ha ordinato al presidente dell’associazione di cessare per il futuro dall’adottare comportamenti analoghi a quelli denunciati e accertati dalla lavoratrice e ha inoltre condannato l’associazione a risarcire i danni non patrimoniali alla dipendente nella misura di 10mila euro, oltre all’ integrale pagamento delle spese di lite.
«La vicenda assume rilevanza nell’ambito del diritto antidiscriminatorio – sottolinea l’avvocato Muratori – poiché il provvedimento ha stabilito che ogni molestia – e quindi anche di natura non sessuale – è considerata una discriminazione, anche se non accompagnata da ulteriori provvedimenti lesivi nei confronti del molestato. In altre parole perché sia integrata la discriminazione – e sia dunque attivabile la tutela prevista dal Codice delle pari opportunità (compreso il risarcimento del danno) – è sufficiente il verificarsi della molestia, al di là delle ripercussioni penalizzanti che ciò possa avere nel rapporto di lavoro».
«D’altronde – conclude l’avvocato – il datore di lavoro ha l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie a garantire l’integrità fisica e morale del lavoratore e pertanto qualora ciò sia compromesso da un comportamento lesivo anche solo della sua dignità, sarà condannato al risarcimento del danno».