GROSSETO – Il sindacato pensionati italiani (Spi) della Cgil si prepara all’appuntamento che ha organizzato per venerdì 17 maggio nell’aula magna del polo universitario Grossetano – “Bella la Maremma, ma la salute?” – in occasione del quale si parlerà dei bisogni di salute e della medicina territoriale nella nostra provincia.
«Uno dei temi che ci sta più a cuore – sottolinea Erio Giovannelli, segretario dello Spi Cgil provinciale – e senza ombra di dubbio quello dell’assistenza garantita dai medici di medicina generale. La crisi del sistema, esplosa negli ultimi due o tre anni con molte assegnazioni vacanti soprattutto nelle aree interne, anche se non esclusivamente, è oramai sotto gli occhi di tutti. La questione di fondo riguarda il basso numero di medici che il sistema universitario garantisce perché all’introduzione del numero chiuso nell’accesso alle facoltà di medicina, non ha corrisposto un’adeguata capacità di programmazione. Ma in attesa che produca effetti l’incremento dei posti nelle facoltà universitarie, bisogna trovare una soluzione ponte che dia garanzia di assistenza ai cittadini».
«Secondo le stime della Regione Toscana entro il 2024 saranno 271 i nuovi medici di famiglia necessari per coprire i posti vacanti di chi andrà in pensione. Già oggi è chiaro che mancheranno, nonostante il numero dei pazienti di cui un medico può farsi carico sia stato innalzato da 1500 a 1800 persone».
«In provincia di Grosseto, ad esempio, già oggi mancano una venticinquina di medici nei comuni di Campagnatico, Castiglione della Pescaia, Civitella Paganico, Grosseto, Roccastrada, Scansano, Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Monterotondo Marittimo, Montieri, Scarlino, Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, Cinigiano, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano, Semproniano, Capalbio e Isola del Giglio. Con una sofferenza più marcata per le aree montane e marginali».
«Una soluzione parziale la garantiscono gl’incentivi economici adottati dalla Regione Toscana anche su proposta dello Spi Cgil per le zone disagiatissime, disagiate, parzialmente disagiate e a prolungata carenza assistenziale. Ma a nostro parere – conclude Giovannelli – la vera svolta si potrà avere con l’entrata a regime delle 5 “case di comunità” previste nel nostro territorio coi fondi del Pnrr. Strutture polifunzionali nelle quali concentrare gruppi di medici di medicina generale che possano lavorare su orari più lunghi garantendo una copertura assistenziale più capillare ed efficace. La messa in comune di segreteria, servizio di prenotazione delle visite e quant’altro, infatti, consentirà loro una migliore organizzazione del lavoro e una più adeguata presa in carico dei pazienti. Anche tenendo conto del fatto che l’assistenza a domicilio delle persone anziane e in rapido e costante aumento».