GROSSETO – «Turismo, commercio, servizi costituiscono una rete che è stata duramente provata in questi anni. Oggi sta a noi rilanciare questo tessuto economico di primaria importanza, e risulta evidente l’esigenza di una forte alleanza tra imprese e istituzioni per ridisegnare non solo l’economia ma anche la nostra vita di cittadini all’interno di una città» così il presidente provinciale Giovanni Caso ha aperto l’assemblea di Confesercenti alla presenza del direttore nazionale Giuseppe Capanna.
Caso ha sottolineato l’esigenza di contrastare il declino dell’occupazione indipendente. Dal 2004 è sceso del 20%, mentre i dipendenti sono il 15,2% in più. «Fare impresa, per le piccole imprese ed i lavoratori autonomi è sempre più complicato. Si tratta di sostenere i piccoli imprenditori in un lungo e complesso lavoro di transizione per poter reggere le sfide e restare sul mercato in modo non marginale. Va realizzato un meccanismo di formazione continua degli imprenditori che, insieme ad incentivi specifici per l’introduzione di nuove tecnologie sia di base che strategiche, possa garantire in modo sistematico e permanente la realizzazione di queste attività».
Il direttore provinciale Andrea Biondi ha fatto un’analisi della situazione economica e sociale della nostra provincia: «La nostra provincia è quella con il reddito pro capite più basso della Toscana più basso anche di Livorno e della media italiana. Siamo una provincia povera. E anche i consumi, di conseguenza, sono bassi. I consumi salgono grazie ai turisti portandosi al pari della media Toscana».
Cala il numero delle imprese, anche se in questo caso Grosseto fa meglio di Livorno e anche della media Toscana. Nel corso del 2023 si sono iscritte al Registro camerale 3.044 nuove imprese (Grosseto 1.412, Livorno 1.632) e ne sono state cancellate 3.623 (Grosseto 1.617, Livorno 2.006); il saldo è stato dunque negativo per 579 unità, valore ben peggiore del -276 dell’anno precedente. Le iscrizioni sono diminuite del 2,1% tendenziale (un calo che per valore si pone tra quelli regionale, -3,7% e nazionale, – 0,2%), soprattutto a causa del risultato livornese (-3,3%) piuttosto che di quello maremmano (-0,6%). Nell’insieme delle due province che compongono il territorio della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno si rileva l’ormai cronica ed ancora pesante flessione del commercio (-2,1%) cui si vanno a sommare quella del settore primario (-2,2%), del manifatturiero (- 1,3%) ed una più contenuta delle attività turistiche (- 0,4%). Solo le costruzioni mostrano una pur tenue tenuta (+0,7%).
Da tutto questo deriva una povertà della nostra provincia «se comparata con la media regionale del reddito pro capite e conseguentemente nei consumi locali, ne discerne una strutturale debolezza principalmente per il commercio in sede fissa, sempre più condizionato nei ricavi dai flussi turistici con conseguente concentrazione delle attività nelle località di costa, e rischio di desertificazione commerciale dell’entroterra maremmano, porzione del territorio principalmente condizionato dal calo demografico, invecchiamento della popolazione, e minori flussi turistici, oltre la scarsa presenza manifatturiera. Le maggiori opportunità di crescita del valore aggiunto del territorio sono provenienti dal settore turistico, che condiziona per quanto enunciato in precedenza anche i risultati delle attività del commercio e servizi» aggiunge Biondi.
E proprio al turismo Biondi riserva una riflessione: «Le associazioni di categoria saranno sempre più importanti all’interno degli ambiti turistici. Il turismo è qualcosa di collettivo. Che si fa assieme: bar, stabilimenti balneari, ristoranti… per questo c’è bisogno di un gruppo dirigente che coordini e che non può essere solo la pubblica amministrazione. Serve una sinergia concreta tra pubblico privato».
A chiudere l’assemblea il direttore nazionale di Confesercenti Giuseppe Capanna che ha parlato del ruolo dell’associazione di categoria. «Le imprese nascono, muoiono, si modificano e noi dobbiamo seguire quel percorso. O si avrà uno scollamento tra associazione e imprenditori. Dobbiamo dare risposte alle domande che manifestano gli imprenditori. Dobbiamo essere attrezzati, strutturati e formati per questo. Così si crea il senso di appartenenza. Dobbiamo essere come un club esclusivo, da cui ci si aspetta attenzioni. Il percorso da seguire è quello dei servizi, delle risposte concrete, dobbiamo farci carico delle esigenze delle imprese ed esser risolutive dei loro problemi, qualunque essi siano. Quella tessera deve essere carica di contenuti».