GROSSETO – Mercoledì mattina la Sala Eden di Grosseto ha ospitato la riunione delle assemblee generali delle Categorie e della Cgil, riunite per discutere e preparare la prossima manifestazione nazionale che si terrà a Roma sabato 20 Aprile: “Adesso basta! Salute e sicurezza, diritto alla cura e sanità pubblica, riforma fiscale e tutela dei salari”. La relazione della segretaria generale Monica Pagni ha introdotto la discussione, alla quale hanno preso parte poco più di 200 delegati sindacali.
«Abbiamo di fronte un lungo periodo di mobilitazione sui “nostri” temi – ha esordito la segretaria della Camera del lavoro – Dopo lo sciopero generale dell’11 aprile indetto insieme alla Uil, sabato prossimo saremo a Roma sempre con la Uil, e il 25 maggio a Napoli con la manifestazione in difesa della Costituzione con le associazioni che hanno aderito a “La via maestra”, contro la riforma che vuole introdurre il federalismo e il premierato stravolgendo la Costituzione. Nel frattempo, dovremo tenere viva l’attenzione del mondo del lavoro sulla raccolta delle firme per i quattro referendum che abbiamo depositato in Cassazione su licenziamenti illegittimi, precarietà e sicurezza sul lavoro legata ai subappalti. Chi governa oggi ha in testa un tipo di Paese e un’idea del mondo del lavoro che è diametralmente opposta a quella che abbiamo noi. So che veniamo tutti da un lungo periodo di impegni e mobilitazioni sindacali. Del resto, mi chiedo e vi chiedo, “se non ora quando”? Dal momento che è nostro compito rappresentare gli interessi di lavoratori e pensionati».
Pagni è poi entrata nel merito di alcune questioni
«Quel che sta accadendo rispetto al definanziamento del Servizio sanitario nazionale, peraltro non iniziato oggi, è per noi gravissimo. Un servizio sanitario che funziona è quando i ricchi si vanno a curare dove lo fanno i poveri e questo non è più vero in Italia. Perciò la destra al governo vede a portata di mano l’obiettivo di trasferire alla sanità privata i pezzi più lucrativi dei servizi sanitari. Così come è molto chiara l’idea di Paese che sottostà alla riforma federalista dello Stato, figlia del senso di rivalsa nei confronti della nostra Costituzione. Ci opporremo con tutte le nostre forze a chi ha oramai dato per perso il sud del Paese. Non è una battuta, ma una visione coerente con l’obiettivo meno evidente di depotenziare o smantellare i contratti collettivi nazionali, per sostituirli con la contrattazione su base territoriale. Reinserendo di fatto le gabbie salariali. Un’ impostazione che a sua volta va di pari passo col disegno complessivo su tasse e fiscalità. Non contrastando l’evasione fiscale, che premia sistematicamente rendite finanziarie, dividendi societari ed extraprofitti, che vengono tassati di gran lunga al di sotto del livello di tassazione dei salari dei lavoratori dipendenti e dei pensionati».
Un passaggio la segretaria della camera del lavoro lo ha dedicato anche al delicato tema salariale: «Qualche anno fa Matteo Renzi in veste di presidente del consiglio si vantava del fatto che il costo del lavoro di un ingegnere italiano era il più basso d’Europa. Una linea di pensiero che negli ultimi 20 anni ha prodotto nel nostro paese un abbassamento dei salari del 2,9%, a fronte di un incremento che in alcuni Stati europei ha raggiunto la soglia del 17%. Ecco, la Cgil la vede in modo diametralmente opposto, perché continuare a svalutare le professionalità come che è stato fatto in questi anni produrrà altro lavoro povero. E questo in una provincia come la nostra, dove metà dei lavoratori a redditi lordi al di sotto dei 15.000 euro, aumenterà ulteriormente il gap economico che già esiste con buona parte della Toscana».
Quindi la conclusione: «siamo una delle pochissime grandi organizzazioni nazionali che ha mantenuto un rapporto saldo con la gente, che si confronta sistematicamente sui contenuti e contribuisce a formare un senso comune. Abbiamo le condizioni per provare a cambiare questo Paese, per questo chiedo a tutti noi che siamo il gruppo dirigente diffuso della Cgil di metterci impegno ed entusiasmo».