GROSSETO – «Ci risiamo. Dopo lo smantellamento della produzione delle tende pneumatiche da campo avvenuta nel 2014, e il tentativo a inizio 2021 di trasferire in Cambogia la produzione di zattere di salvataggio a gonfiaggio pneumatico per imbarcazioni da diporto, oggi Survitec (ex Eurovinil) comunica in modo irrituale direttamente ai dipendenti, senza coinvolgere il sindacato, la volontà di ridurre di 13.000 ore le attività nel reparto di saldatura nell’impianto di via Genova».
«È del tutto evidente – dice Marco Manetti, della segretaria della Filctem Cgil maremmana – che la multinazionale inglese con base a Londra punta a chiudere a step successivi lo stabilimento di Grosseto, smantellando una produzione che storicamente era nata e si era sviluppata nella nostra città. Il nostro punto di vista è che questo modo di procedere unilaterale costituisce una forzatura inaccettabile da parte dell’azienda e del suo management locale, che non è mai stato trasparente nei rapporti sindacali».
«Oggi veniamo a sapere che, fallita l’ipotesi Cambogia, Survitec si è data l’obiettivo è delocalizzare le lavorazioni per ridurre i costi e incrementare ancora i profitti, stavolta trasferendo in Cina la produzione delle zattere di salvataggio autogonfiabili da 4, 8 e 12 posti, destinate alle navi da diporto. Peccato che 13.000 ore in meno di attività nel reparto di saldatura dell’impianto di via Genova, significhi di fatto che otto persone perderanno il lavoro, riducendo al lumicino il numero degli addetti che Survitec ha a Grosseto. Oggi una trentina di persone nella produzione, revisione e certificazione delle zattere, e altrettante negli uffici commerciali e progettazione. Alle quali si aggiungono i lavoratori stagionali. Il trasferimento della produzione delle zattere, inoltre, comporterà una perdita di posti di lavoro nell’indotto, in particolare per le donne che lavorano alla cucitura dei tubolari per l’azienda Elmu».
Filctem Cgil chiederà «immediatamente un confronto diretto con il management aziendale, al quale deve sin da ora essere chiaro che non accetteremo lo “zuccherino”, peraltro dai contorni assolutamente incerti, del recupero di una parte dell’orario in altri tipi di lavorazioni. I posti di lavoro vanno infatti salvaguardati, sia quelli di chi ha contratti a tempo indeterminato, sia quelli a tempo determinato che vengono regolarmente rinnovati in virtù delle competenze delle maestranze impiegate».