GROSSETO – “L’approccio difensivo e conservativo a cui stiamo assistendo in Maremma rischia di paralizzare l’intero processo di transizione”. Così Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, affronta il tema dell’energia rinnovabile nel nostro territorio.
“Quello sulla realizzazione di una effettiva transizione energetica in Italia è un nodo cruciale del dibattito politico attuale – prosegue Legambiente -. Per avere un quadro chiaro dello stato dell’arte, basti pensare ai dati relativi alla produzione di energia in Toscana a fine 2022: le rinnovabili (grazie all’importante contributo della geotermia) rappresentano il 49,17% della produzione di energia elettrica regionale, con una prospettiva (secondo gli obiettivi di burden sharing dettati dalla Ue) di aumentare la produzione di un + 4.200 Mw al 2030. Obiettivo ambizioso che comporterebbe la produzione di quasi 600 MW di rinnovabili ogni anno dal 2024 al 2030, considerati i ritardi registrati nel 2023. Il punto è che, al momento, gli impianti Fer fanno fatica a trovare casa in tutta la Regione, non da ultima la Maremma. Nell’opinione di Legambiente, una decisa accelerazione nell’installazione delle rinnovabili e la realizzazione capillare delle Comunità Energetiche Rinnovabili sono le uniche alternative per fare in modo che il territorio possa dirsi pienamente protagonista della transizione ecologica e della riduzione drastica delle emissioni climalteranti quanto mai necessaria per cercare di fermare la febbre del Pianeta”.
“La Maremma toscana – ha spiegato Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – ha tutte le carte in regola per divenire capofila nelle politiche per la sostenibilità per la sua netta caratterizzazione dal punto di vista ambientale. In questa logica, appare urgente e non rimandabile un rinnovato e chiaro impulso finalizzato a sostanziare la conversione ecologica di economia e stili di vita. L’approccio difensivo e conservativo a cui stiamo assistendo rischia di paralizzare l’intero processo di transizione. Occorre invece gestire e pianificare al meglio questo processo, realizzando progetti sia di alto valore tecnologico che integrato con il paesaggio e con le nostre aree rurali. A deturpare i nostri paesaggi e le nostre economie locali non sono e non saranno certo gli impianti agrivoltaici o eolici, lo farà la crisi climatica che già sta causando processi molto gravi di trasformazione. Compito dei decisori politici è fare in modo che la sua corsa riesca a rallentare il passo”.
Da parte di Legambiente, i riflettori sono accesi sui progetti di agrivoltaico, un tipo di tecnologia che permette una forte integrazione tra produzione energetica da rinnovabili, attività agricola e pastorizia senza consumo di suolo, ed eolico. Nell’opinione dell’associazione ambientalista, la Maremma e la Toscana in generale possono diventare dei modelli per la realizzazione di progettualità nell’ambito della produzione di energie rinnovabili.
“La Maremma – ha aggiunto Gentili – può diventare una delle aree elettive in cui creare una forte sinergia tra produzione di energia rinnovabile, valorizzazione delle risorse ambientali e sviluppo economico. Per tale ragione, occorre realizzare impianti capaci di mettere insieme innovazione tecnologica e tutela della dimensione territoriale, proprio come è successo molti anni fa con le cosiddette “Pale Vivarelli” che oggi rappresentano questo territorio in Italia e nel mondo. L’auspicio è riuscire a ragionare insieme, cittadini e amministrazioni, in termini propositivi e non oppositivi. Siamo consapevoli che spesso manca una pianificazione corretta rispetto alle aree idonee per le diverse fonti rinnovabili da parte del governo, ma chiediamo alle amministrazioni locali e alla Regione Toscana di cercare comunque di favorire la realizzazione dei progetti migliori dal punto di vista energetico, dell’integrazione paesaggistica e nel caso dell’agrivoltaico delle migliori sinergie con il comparto agricolo” .